Durante la stagione influenzale 2023-2024, il vaccino ha fatto la differenza. A confermarlo è uno studio coordinato dallo European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) e pubblicato su Eurosurveillance, che ha analizzato l’efficacia della vaccinazione su quasi trentamila persone residenti in dieci Paesi europei. I dati parlano chiaro: tra le persone vaccinate, i casi di influenza sono stati ridotti della metà. Un risultato particolarmente significativo è quello relativo ai bambini sotto i 15 anni, dove l’efficacia della vaccinazione è risultata ancora più alta. Gli autori della ricerca ricordano che i virus influenzali si presentano in molteplici varianti e cambiano molto rapidamente. È proprio per questo che, ogni anno, è necessario aggiornare la composizione del vaccino stagionale, in modo che possa offrire una protezione mirata contro i ceppi virali più diffusi.
Lo studio evidenzia come l’efficacia della vaccinazione vari in base al tipo di virus e all’età del paziente. Il vaccino ha mostrato una protezione più alta nei confronti del virus A/H1N1, dominante nella stagione considerata, soprattutto nei più piccoli. Nei bambini, la protezione è stata superiore al 70%, mentre nei giovani adulti si è ridotta sensibilmente. Negli anziani, l’efficacia ha superato comunque il 50%, confermando l’importanza di proteggere le fasce più fragili della popolazione. Più modesta, ma comunque significativa, è risultata la protezione nei confronti di altri sottotipi virali, come l’influenza A/H3N2 e il virus di tipo B. Anche in questi casi, la vaccinazione ha dimostrato di abbattere il numero di infezioni, con risultati particolarmente promettenti tra i giovani.
Un dato emerso dallo studio apre nuove prospettive di ricerca: secondo i ricercatori, la prima infezione influenzale contratta durante l’infanzia potrebbe influenzare la risposta immunitaria ai vaccini ricevuti in età adulta. In particolare, chi è nato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, e ha avuto come primo incontro con l’influenza un ceppo A/H1N1, sembrerebbe avere oggi una risposta meno efficace alla vaccinazione stagionale. Una scoperta che invita a riflettere sull’importanza dell’imprinting immunologico e sull’opportunità di sviluppare strategie vaccinali ancora più personalizzate.
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