One Health 26 Settembre 2024 09:47

Cities Changing Diabetes, 7 italiani su 10 vivono in aree urbane, il 36% dei diabetici in una metropoli

Dopo 10 anni, il progetto si rinnova e amplia diventando “Cities for Better Health”. Con una visione olistica della salute, si propone di dare priorità alla prevenzione e all’equità sanitaria nelle città, con l’ambizione di risolvere le cause alla radice delle malattie croniche non trasmissibili

Cities Changing Diabetes, 7 italiani su 10 vivono in aree urbane, il 36% dei diabetici in una metropoli

In Italia quasi il 70% della popolazione vive oggi nelle aree urbane: in città di grandi, medie o piccole dimensioni. E oltre un terzo delle persone con diabete, con precisione il 36%, vive in una delle 14 città metropolitane. A puntare l’attenzione sul ruolo che i centri urbani possono avere nel promuovere la salute e i cittadini, è stato l’evento organizzato in occasione del decimo anniversario dalla nascita del progetto Cities Changing Diabetes, nato da una partnership tra Novo Nordisk, l’University College of London e Steno Center di Copenaghen. Ormai, più della metà della popolazione mondiale è concentrata in ambienti urbani e, secondo le stime, questo numero è destinato a crescere ulteriormente. Secondo l’Istat, la dinamica demografica del ventennio 2001-2021 in Italia mostra una crescita della popolazione nelle città metropolitane superiore a quella nazionale (3,8% contro 3,6% della media italiana), evidenziando come i territori più urbanizzati siano ancora attrattivi per la  popolazione. Questo ha delle conseguenze sugli stili di vita e la salute. “Se da un lato – spiega Andrea Lenzi, Presidente di Health City Institute e del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze per la vita della Presidenza del Consiglio dei ministri – le città sono motore di crescita  economica e innovazione, dall’altra sono alla base di  disuguaglianze di salute, influenzando il modo in cui le persone vivono, mangiano, si muovono. Vivere in città spesso – aggiunge  Lenzi – comporta lavori sedentari, scarsa attività fisica e alimentazione scorretta, tutti fattori che hanno un impatto sul rischio di sviluppare malattie croniche come diabete e obesità”.

Il G7 Salute

Il diabete, solo in Italia, riguarda quasi quattro milioni di pazienti. La battaglia contro questa e le malattie croniche non trasmissibili, per il ministro della Salute Orazio  Schillaci, “rappresenta una sfida comune a tutte le società occidentali ma anche una crescente preoccupazione per i Paesi in Via di Sviluppo”. Per questo saranno nell’agenda del G7 Salute che si terrà ad Ancona: “Il 10 e l’11 ottobre – aggiunge il ministro – avrò l’onore di presiedere la Riunione dei Ministri della Salute del G7 ad Ancona, durante la quale discuterò con i miei omologhi. Tra gli altri argomenti, anche di una delle priorità Salute del nostro G7, quella dedicata al tema della prevenzione lungo tutto l’arco  della vita. In tale occasione, come Presidenza promuoveremo l’impegno dei Paesi G7 ad adottare modelli alimentari sostenibili, al fine di contrastare il diabete, l’obesità e le malattie cronico-degenerative. Da parte nostra – sottolinea il ministro – è forte l’impegno, sia a livello nazionale che nelle sedi internazionali, a sostenere programmi e iniziative volte a promuovere i corretti stili di vita e migliorare la prevenzione, consci che l’investimento in prevenzione rappresenta una strada obbligata per la salute dei cittadini e la sostenibilità dei nostri servizi”.

Il decimo anniversario di Cities Changing Diabetes

In 10 anni di attività del progetto Cities Changing Diabetes l’Italia ha giocato un ruolo chiave con la partecipazione di 14 Città metropolitane e 1.300 comuni, con il coinvolgimento di ben 23 milioni di persone, ovvero il 40% dei cittadini italiani, tanto che è stata scelta la città di Roma come sede dell’evento celebrativo, alla presenza dell’Ambasciatore di Danimarca Anders Carsten Damsgaard e di autorevoli esponenti delle Istituzioni Italiane. Il programma si fonda su tre elementi interconnessi che consentono alle città di mappare i fattori associati a obesità e diabete, condividere approfondimenti e aspetti chiave e fornire strumenti in grado di accelerare l’azione locale territoriale. Dal suo lancio nel 2014 con cinque città partner, le dimensioni e la portata della rete è cresciuta fino a raggiungere a livello globale oltre 200 partner in 46 città e in 24 Paesi, con una popolazione complessiva di quasi 250 milioni di abitanti coinvolti. In Italia, dove il progetto è coordinato dall’Health City Institute, in collaborazione con Anci – Associazione nazionale comuni italiani, e autorevoli rappresentanti delle Istituzioni e della comunità scientifica e supportato da Novo Nordisk, sono state coinvolte 8 città come partner – Bari, Bologna, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino, Venezia – 12 città advocate – Brindisi, Cagliari, Cremona, L’Aquila, Livorno, Novara, Palermo, Pescara, Ravenna, Reggio Calabria, Siena, Varese, – sei città follower – Catania, Cremona, Empoli, Firenze, Messina, Varese, la rete dell’hinterland milanese e torinese – e una regione: le Marche.

Cities for Better Health

“Una buona salute è alla base dello sviluppo sociale ed economico di un paese. Questa fondamentale correlazione implica che tutti gli Stati Europei dovranno presto ripensare ai servizi sanitari per renderli più sostenibili e durevoli, nonché alla necessità di creare collaborazioni trasversali tra pubblico e privato, necessarie per realizzare un sistema sanitario davvero virtuoso -, afferma Anders Carsten Damsgaard, Ambasciatore di Danimarca in Italia -. Il programma CCD è un eccellente esempio di come sia possibile contribuire insieme per salvaguardare la salute dei cittadini, promovendo azioni volte alla prevenzione di gravi malattie croniche, con un particolare focus ai contesti urbani a misura d’uomo”.
Visto il successo e l’ampia portata raggiunta, dopo 10 anni è stato deciso di rinnovare il progetto e intensificare l’impegno per la promozione della salute urbana: sotto la bandiera di Cities for Better Health, con una visione olistica della salute, il progetto vuole dare priorità alla prevenzione e all’equità sanitaria nelle città con l’ambizione di risolvere le cause alla radice delle malattie croniche, riunendo attori in diverse discipline e settori, con un focus particolare sulle popolazioni più vulnerabili, come le comunità con basso livello socioeconomico e i bambini, attraverso la prevenzione dell’obesità infantile. In particolare, i tre temi al centro del progetto sono creare ambienti alimentari favorevoli, garantendo l’accessibilità di cibi sani, rendere l’attività fisica più facile e piacevole, e mobilitare finanziamenti sostenibili per la prevenzione primaria. “Il successo del Progetto Cities Changing Diabetes sta, innanzitutto, nel potente messaggio di consapevolezza che ha saputo radicare in tutti i comuni italiani, a partire dalle città partner, rispetto ai fattori di rischio presenti nei contesti urbani e nell’attuale tassonomia della popolazione e rispetto all’importanza che le politiche pubbliche messe in campo dai decisori locali rivestono – commenta l’On. Roberto Pella, Presidente f.f. ANCI, Deputato e Presidente Intergruppo ‘Qualità di Vita nelle Città’ -. Aver squarciato questo velo grazie al progetto e alle profonde sinergie attivate ha fatto sì che, in questi primi dieci anni, l’Italia abbia visto nascere piani di azioni e metodi di lavoro condivisi per promuovere la salute e il benessere dei cittadini. E di questo la nostra Associazione è molto orgogliosa, convinta – conclude – che sia essenziale continuare a impegnarsi su questo fronte”.

 

 

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