One Health 13 Dicembre 2024 11:34

L’inquinamento atmosferico aumenta rischio di coaguli nelle vene fino al 174%

L'esposizione a lungo termine all'inquinamento atmosferico aumenta il rischio di sviluppare coaguli di sangue nelle vene profonde, con esiti potenzialmente letali. È quanto emerge da uno studio statunitense pubblicato su Blood
L’inquinamento atmosferico aumenta rischio di coaguli nelle vene fino al 174%

L’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di sviluppare coaguli di sangue nelle vene profonde, con esiti potenzialmente letali. È quanto emerge da uno studio statunitense, finanziato dal National Institutes of Health (NIH). Noti collettivamente come tromboembolismo venoso (TEV), questi coaguli possono causare trombosi venose profonde ed embolie polmonari, che, se non trattate in modo tempestivo, possono mettere a rischio la vita dei pazienti.

L’inquinamento favorisce i processi infiammatori e la coagulazione del sangue

Negli Stati Uniti il ​​TEV colpisce fino a 900.000 persone ogni anno. Molti casi si verificano dopo un intervento chirurgico, ma altri fattori, tra cui l’età, lunghi periodi di inattività, malattie cardiache, gravidanza e genetica, possono aumentare il rischio. Anche l’inquinamento atmosferico, tuttavia, avrebbe un ruolo in tal senso, favorendo i processi infiammatori e la coagulazione del sangue. Il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Blood, ha coinvolto 6.651 adulti provenienti dalle sei principali aree metropolitane statunitensi: New York, Baltimora, Chicago, Los Angeles, Minneapolis e Winston-Salem, North Carolina. Monitorati dal 2000 al 2018, il 3,7% dei partecipanti ha sviluppato coaguli di sangue nelle vene profonde che hanno richiesto cure ospedaliere.

Le minuscole particelle inquinanti possono essere inalate

Analizzando la qualità dell’aria nelle aree di residenza dei pazienti, i ricercatori hanno riscontrato un aumento del rischio di TEV pari al 39% nei casi di esposizione ad alti livelli di particolato fine (PM2.5). Queste minuscole particelle possono essere inalate da diverse fonti, tra cui il fumo delle centrali elettriche a carbone e gli incendi boschivi. Gli ossidi di azoto e il biossido di azoto, spesso presenti nei gas di scarico dei veicoli, sono stati invece associati ad un incremento del rischio di coagulazione compreso tra il 121% e il 174%.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Malattie croniche: cala la mortalità in Italia, ma i progressi rallentano

Lo studio internazionale pubblicato su The Lancet mostra un calo del 30% della probabilità di morire prima degli 80 anni per un italiano a causa di patologie croniche tra il 2000 e il 2019
Sanità

La tempesta estiva del NITAG: agosto 2025 tra nomine, polemiche e revoche

Quello che avrebbe dovuto essere un normale atto amministrativo, la nomina dei nuovi membri del NITAG – il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni – si è trasformato ...
Prevenzione

Pertosse, il ritorno inatteso: cosa ci insegna l’epidemia del 2024 in Toscana

Dopo anni di silenzio durante la pandemia, la pertosse è tornata con forza. Uno studio del Meyer di Firenze pubblicato su Eurosurveillance rivela come ritardi nei richiami e scarsa adesione all...
Salute

Disturbi mentali, ne soffre oltre un miliardo di persone. Oms: “Una sfida di salute pubblica”

Lo stato dell'arte nei due nuovi rapporti diffusi oggi dall’Oms: World mental health today e Mental health atlas 2024
di I.F.