Nel 2025 circa 13mila nascite in meno rispetto all’anno precedente. Il tasso di fecondità scende a 1,13 figli per donna, minimo storico. Cresce l’età media al primo parto, segnale di una genitorialità sempre più posticipata
La crisi demografica italiana non accenna a rallentare. Secondo l’ultimo report dell’Istat, tra gennaio e luglio 2025 le nascite nel nostro Paese sono diminuite di oltre 13mila unità rispetto allo stesso periodo del 2024, con un calo del 6,3%. Un andamento che conferma il trend negativo già registrato negli anni precedenti: nel 2024 i nati erano stati 369.944, in flessione del 2,6% sull’anno precedente, pari a circa 10mila bambini in meno.
Un Paese che invecchia e non si rinnova
La fecondità raggiunge livelli mai toccati prima. Nel 2024 il numero medio di figli per donna è stato di 1,18, contro l’1,20 del 2023, e la stima provvisoria per i primi sette mesi del 2025 fissa il tasso a 1,13. Si tratta di valori inferiori persino al minimo storico del 1995, quando si registravano 1,19 figli per donna. Lontanissimo, invece, il massimo del nuovo millennio, toccato nel 2010 con 1,44. Il calo delle nascite, sottolinea l’Istat, non è soltanto il riflesso di una minore propensione ad avere figli, ma anche della riduzione del numero di potenziali genitori: le generazioni nate a partire dalla metà degli anni Settanta, sempre più esigue, portano con sé un effetto strutturale di contrazione demografica.
Donne italiane e straniere: un calo generalizzato
La diminuzione della fecondità riguarda sia le donne italiane sia le straniere. Per le prime, nel 2024, il numero medio di figli si è attestato a 1,11, in calo rispetto all’1,14 del 2023. Anche le donne straniere, tradizionalmente più prolifiche, fanno meno figli: 1,79 nel 2024, contro l’1,82 dell’anno precedente e ben lontano dal 2,31 del 2010.
Sempre più tardi la prima maternità
Cresce l’età media al parto: nel 2024 le madri italiane hanno avuto figli a 32,6 anni, in lieve aumento rispetto al 2023, ma con quasi tre anni in più rispetto al 1995. Per i primogeniti, l’età media è di 31,9 anni, contro i 28,1 di trent’anni fa. “Più si ritardano le scelte di genitorialità – osserva l’Istat – e più si riduce l’arco temporale a disposizione per la realizzazione dei progetti familiari”.
Le differenze territoriali
La contrazione delle nascite riguarda tutto il Paese, ma con intensità diversa. La riduzione dei primi figli è più contenuta al Nord (-1,8%) e al Centro (-2%), mentre è più marcata nel Mezzogiorno (-4,3%). Analogo andamento per i figli successivi: -1,4% al Nord, -1,7% al Centro e -4,3% al Sud.
Un trend in discesa dal 2008
Il declino demografico italiano è iniziato nel 2008, anno in cui si registrarono oltre 576mila nati vivi. Da allora la perdita è stata di circa 207mila nascite, pari a una contrazione del 35,8%. Un dato che fotografa con chiarezza la portata del problema: l’Italia, ormai da quasi vent’anni, non riesce più a garantire il ricambio generazionale.
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