Al congresso ESMO di Berlino due nuovi aprono nuove prospettive nel melanoma: il vaccino a mRNA “fisso” BNT111-01 mostra efficacia nei pazienti refrattari, mentre l’immunoterapia adiuvante conferma benefici a 10 anni nei pazienti ad alto rischio
Due studi recenti offrono nuove prospettive nel trattamento del melanoma avanzato. Il primo riguarda il vaccino terapeutico mRNA “fisso” BNT111-01, che ha mostrato risultati promettenti sia da solo sia in combinazione con l’immunoterapia cemiplimab nei pazienti con melanoma avanzato refrattario ai trattamenti standard. Il secondo studio, CheckMate 238, ha confermato l’efficacia a lungo termine dell’immunoterapia adiuvante con nivolumab nei pazienti con melanoma resecato ad alto rischio. Entrambi gli studi sono stati presentati al congresso annuale dell’European Society for Medical Oncology (ESMO) a Berlino.
La combinazione di BNT111 e cemiplimab
La prima ricerca, uno studio di fase 2 condotto su 184 pazienti con melanoma non operabile, già refrattari alle terapie immunologiche tradizionali, ha testato il vaccino “fisso” BNT111-01, progettato per colpire quattro antigeni presenti nella maggior parte dei melanomi. Grazie a questa strategia, il sistema immunitario riceve un vero e proprio “manuale di istruzioni” per riconoscere e attaccare le cellule tumorali. In particolare, lo studio ha mostrato che la combinazione di BNT111 e cemiplimab ha raggiunto un tasso di risposta obiettivo (ORR) del 18,1%, quasi il doppio del tasso storico del 10%. È stata osservata una risposta completa (CR) nell’11,7% dei pazienti trattati con la combinazione. I dati di follow-up hanno mostrato risposte profonde e durature, con un impatto positivo anche sulla sopravvivenza a lungo termine: quasi la metà dei pazienti (47,8%) trattati con la combinazione BNT111 + cemiplimab era ancora viva a 24 mesi e circa un quarto dei pazienti (25%) trattati con la combinazione era libero dalla progressione del tumore a 24 mesi.
Il vaccino “fisso”
Interessanti anche i risultati registrati nei pazienti a cui è stato somministrato solo il vaccino fisso. La somministrazione del solo vaccino “fisso” ha raggiunto un tasso di risposta obiettivo del 17%. È stata osservata una risposta completa (CR) nel 13% dei pazienti trattati in monoterapia. I dati di follow-up hanno mostrato un impatto positivo anche sulla sopravvivenza a lungo termine: il 37,6% dei pazienti era ancora vivo a 24 mesi e, nello stesso periodo di 2 anni, il 21% era libero dalla progressione del tumore.
La somministrazione del vaccino, sia da solo che in combinazione, si è dimostrata ben tollerata e con un profilo di sicurezza gestibile. Gli effetti più comuni sono stati febbre e brividi.
Immunoterapia adiuvante: efficacia a 10 anni
Un altro importante aggiornamento riguarda l’immunoterapia adiuvante (post-chirurgica) nei pazienti con melanoma resecato ad alto rischio, basato sui dati dello studio CheckMate 238. Lo studio ha coinvolto un totale di 906 pazienti con melanoma resecato ad alto rischio, divisi in due gruppi: nel primo i pazienti hanno ricevuto la molecola immunoterapica nivolumab e nel secondo l’ipilimumab. Tutti i pazienti sono stati seguiti per circa 10 anni. Il nivolumab, un inibitore di PD-1, ha dimostrato un’efficacia superiore e duratura rispetto alla monoterapia con l’ipilimumab, sia sulla sopravvivenza libera da recidiva sia sulla sopravvivenza libera da metastasi a distanza. In particolare, il tasso di sopravvivenza libera da recidiva a 10 anni è stato del 44% per i pazienti trattati con nivolumab, rispetto al 37% per quelli trattati con ipilimumab. Uno scarto simile è stato osservato anche sul fronte della sopravvivenza libera da metastasi a distanza: 54% nel gruppo nivolumab in confronto al 48% nel gruppo ipilimumab. Più simili i tassi di sopravvivenza globale a 10 anni, pari al 69% con nivolumab e al 65% con ipilimumab.
Ill ritmo circadiano influenza efficacia e tollerabilità
In un’analisi separata sulla stessa coorte di pazienti, i ricercatori hanno inoltre osservato che i pazienti a cui l’immunoterapia è stata somministrata al mattino (prima delle ore 13) la sopravvivenza libera da recidiva a 10 anni è risultata del 44% contro il 38% di chi l’ha ricevuta di pomeriggio. Ancora più ampio è lo scarto tra i pazienti a cui è stato somministrato solo l’ipilimumab: 43% di sopravvivenza libera da recidiva di mattina contro il 34%. I dati indicano anche una frequenza numericamente più alta di eventi avversi correlati al trattamento con la somministrazione pomeridiana rispetto a quella mattutina per entrambi i farmaci. Questi risultati suggeriscono che il ritmo circadiano influenza l’efficacia e la tollerabilità dell’immunoterapia, un filone di ricerca che merita di essere approfondito.
Conclusioni: un passo avanti nella cura del melanoma
I risultati presentati al congresso ESMO segnano un passo decisivo per la lotta al melanoma avanzato. Il vaccino a mRNA “fisso” BNT111, sia da solo sia in combinazione con cemiplimab, offre nuove prospettive ai pazienti refrattari alle terapie standard. Parallelamente, l’immunoterapia adiuvante conferma benefici duraturi fino a 10 anni nei pazienti ad alto rischio, aprendo la strada a strategie di trattamento sempre più personalizzate e integrate. “Vedere risposte obiettive, remissioni complete e sopravvivenza prolungata in pazienti refrattari è un risultato incoraggiante. Il prossimo passo sarà confermare questi risultati in studi più ampi”, conclude Paolo Ascierto, professore ordinario di Oncologia all’Università Federico II di Napoli e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli.