Lavoro e Professioni 6 Giugno 2024 12:48

Giornata del parto in casa, Vaccari (FNOPO): “Garantire libertà di scelta, ma assicurare sicurezza per donna e bambino”

Il 6 giugno di ogni anno viene celebrata la Giornata Internazionale del parto in casa: nel 2020 ha scelto di partorire presso il proprio domicilio lo 0,12% delle donne (dati CeDAP), con una lievissima crescita nel 2021 (0,15%), molto probabilmente legata alla pandemia da Covid-19

Giornata del parto in casa, Vaccari (FNOPO): “Garantire libertà di scelta, ma assicurare sicurezza per donna e bambino”

Ogni donna deve avere la possibilità di partorire in un luogo che sente sicuro … in cui sia possibile fornire assistenza appropriata …”: sono queste le parole con cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità sancisce la libertà di scelta del luogo del parto che, per le donne e le coppie che lo desiderino, può comprendere anche la propria casa. Proprio per ricordare questa possibilità il 6 giugno di ogni anno viene celebrata, in tutto il mondo, la Giornata Internazionale del parto in casa. Fino agli anni ’50 partorire in casa era piuttosto comune, poi, questa abitudine è via via diminuita: nel 2020, solo lo 0,12% delle donne ha partorito in casa (dati CeDAP, Certificato di Assistenza al Parto), con una lievissima crescita nel 2021 (0,15%), molto probabilmente legata alla pandemia da Covid-19.

Due ostetriche assistono la donna che partorisce in casa

“In Italia chi sceglie di dare alla luce il proprio figlio in casa viene assistito da almeno due ostetriche libero-professioniste. A seconda della Regione in cui ci si trova sarà possibile ricevere un rimborso parziale della spesa sostenuta”, spiega la Presidente della FNOPO, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica, Silvia Vaccari. Le strutture del Sistema Sanitario Nazionale che offrono questo servizio gratuitamente sono pochissime, tra queste: l’ospedale Sant’Anna di Torino e l’AUSL di Reggio Emilia e di Modena. “La parzialità del rimborso può rappresentare un deterrente, soprattutto per le coppie che non si trovino in condizioni economiche adeguate. Ma accanto ad un fattore di tipo economico – continua la Presidente Vaccari – ne esiste anche uno di natura culturale, che induce alla falsa credenza che la sicurezza possa essere garantita solo all’interno di una struttura sanitaria”.

Chi non può partorire in casa

Tuttavia, affinché una coppia possa scegliere il parto in casa è necessario che sussistano delle precise condizioni: “Le donne che hanno già precedentemente partorito mediante taglio cesareo non possono scegliere di effettuare il parto successivo a domicilio, in quanto questo caso rientra tra le controindicazioni assolute contenute nelle Linee Guida dell’Iss Taglio Cesareo (Seconda parte). Escludono la possibilità di optare per un parto in casa anche patologie che costituiscono un ostacolo nel parto vaginale, come ad esempio il distacco di retina, patologie gravidiche come la preeclampsia o altre cardiopatie a rischio di scompenso, problemi fetali, ovvero difetti di crescita (iposviluppo o macrosomia) o malformazioni che richiedono assistenza specialistica neonatale dopo il parto. Ancora – dice la Presidente della FNOPO – gemellarità e inserzioni anomale della placenta. In alcune situazioni, invece, si potrà procedere al parto in caso solo dopo valutazione specialistica: ne sono un esempio il diabete gestazionale o un tampone vagino-rettale positivo per lo streptococco di gruppo B”.

Una scelta possibile nelle gravidanze a basso rischio

Tale possibilità è invece offerta alle donne con gravidanza a basso rischio, ma è necessario che si affidino esclusivamente a personale accreditato per l’assistenza alla nascita e quindi alle sole Ostetriche/i che dovranno essere almeno due al momento del parto ed avere una pregressa formazione specifica per la rianimazione neonatale, come previsto dalla normativa vigente in materia, e una comprovata esperienza di assistenza al parto in casa. “Di norma le due Ostetriche/i scelte incontreranno la coppia entro la 32esima settimana di gravidanza, così da valutare quanto necessario ad effettuare il parto in casa. Dovranno essere reperibili h24 a partire dalla 37esima settimana fino alla 41esima+6 (definizione di gravidanza a termine), oltre che nei giorni immediatamente successivi alla nascita”, sottolienea la Presidente Vaccari.

Verso la nascita…

“All’inizio del travaglio le Ostetriche/i allerteranno il reparto di ostetricia e di neonatologia o pediatria della struttura ospedaliera più vicina, che dovrà essere raggiungibile in un tempo massimo di 30 minuti, così da poter attivare velocemente, in caso di emergenza, l’equipe necessaria all’assistenza della madre e del neonato. Nelle gravidanze a basso rischio il parto in casa può essere considerato sicuro, sia per la donna che per il suo bambino. Tuttavia, è doveroso che le Ostetriche/i informino la coppia che questa scelta non è mai priva di rischi in senso assoluto. Le motivazioni che portano una donna a scegliere il parto in casa sono molteplici e, tra queste, non va trascurato il desiderio di sentirsi rispettate, accolte e di ricevere una assistenza personalizzata. Per questo, la FNOPO auspica tali attenzioni siano garantire a tutte le donne, anche a coloro – conclude la Presidente della FNOPO – che si rivolgono alle strutture ospedaliere, impossibilitate a scegliere il parto a casa per controindicazioni di salute”.

 

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