29 Agosto 2016 16:04

Assicurazioni mediche, quando per una siringa il premio aumenta di quattro volte…

di Ennio Profeta - Consulente SanitAssicura

Sono una giovane neurologa ed opero presso una struttura pubblica con un contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Nel dubbio che la polizza della mia azienda non garantisse anche la mia responsabilità personale in quanto non dipendente, ho stipulato una polizza di assicurazione per la mia responsabilità professionale. In effetti, con un premio abbastanza contenuto ho ottenuto l’obbiettivo di essere tranquilla nello svolgimento del mio lavoro. Ma qualche giorno fa ho chiesto al mio assicuratore di prendere atto del fatto che nel corso della mia attività effettuo episodicamente infiltrazioni con siringhe del farmaco tossina botulinica in pazienti affetti da patologie neurologiche. Il mio assicuratore mi ha chiesto, per la inclusione di questa attività nella copertura assicurativa, un aumento di premio pari a circa 4 volte il premio in corso. A me è pare che sia una richiesta esagerata. Lei cosa ne pensa?

 

Premetto che in regime di libertà tariffaria ciascuna compagnia ha la possibilità ed anche la facoltà di valutare e tassare i rischi in maniera autonoma. Lei per altro tocca un argomento che da sempre è motivo di discussioni, quello delle attività invasive. Ogni compagnia dà a questo termine l’interpretazione che ritiene. Si distinguono le attività invasive tra quelle diagnostiche e quelle terapeutiche ed in generale si identificano come invasive quelle attività che comportano la cruentazione dei tessuti. Nel suo caso si tratta di attività squisitamente terapeutica che le compagnie tendono ad accostare a quella chirurgica tassandola quindi quasi al medesimo modo. Ma, proseguendo, c’è da chiedersi se una iniezione possa essere definita un atto cruento. Io, come tutti, non ritengo che una iniezione sia un atto cruento. Lo prova il fatto che un medico di base, il quale effettua iniezioni endovena o intramuscolo, è considerato un rischio con attività non invasive. C’è da pensare che le compagnie distinguano la tipologia della iniezione non in relazione a come viene eseguita, bensì in relazione al farmaco che viene iniettato. Tornando al suo caso, io sono convinto che non si tratti di un atto invasivo e ovviamente neanche chirurgico. Ma alla fine è l’assicuratore che “detta la sua legge” e lo fa in una situazione privilegiata in quanto il rischio della Responsabilità medica è un mercato di “domanda” e di poca offerta assicurativa. Le suggerisco quindi di trattare con il suo assicuratore e concordare un premio contenuto al massimo a fronte di una chiara descrizione delle sue attività.

 

 

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