Advocacy e Associazioni 3 Ottobre 2025 08:27

Fibrosi polmonari, il valore della diagnosi precoce al centro di “Dovere di parola”

Un nuovo appuntamento di "Dovere di parola" ha dato voce a testimonianze e riflessioni sulle fibrosi polmonari, in occasione del mese ad esse dedicato, mettendo al centro il valore della diagnosi precoce per diffondere la conoscenza sulla patologia e l’importanza di un approccio integrato tra centri specialistici e territorio. Continua l’impegno di Boehringer con pazienti e clinici nel costruire consapevolezza per affrontare la malattia
Fibrosi polmonari, il valore della diagnosi precoce al centro di “Dovere di parola”

Le fibrosi polmonari sono malattie rare, progressive e irreversibili, che in Italia colpiscono migliaia di persone. La diagnosi tardiva e la mancanza di percorsi omogenei pesano sulla qualità di vita dei pazienti e mettono alla prova il Servizio Sanitario Nazionale. Di questo si è discusso nel secondo appuntamento di Dovere di parola”, il format ideato da Boehringer Ingelheim, per contribuire all’informazione, alla discussione, alla circolarità delle competenze e dei punti di vista sui più importanti temi dell’attualità sanitaria. La Campagna “AiR” continuerà ora il suo percorso di confronto, coinvolgendo Istituzioni nazionali e regionali, clinici e associazioni di pazienti, un partenariato capace di dar vita ad un’esperienza immersiva multisensoriale mostrando la complessità della patologia nelle sue molteplici sfaccettature.

L’urgenza di linee guida nazionali

Ad aprire il dialogo è stata l’onorevole Ilenia Malavasi, della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, che ha sottolineato la necessità di un fronte comune tra cittadini, medici e centri di riferimento: “Oggi parliamo di patologie su cui c’è ancora molto da fare. La diagnosi arriva ancora in ritardo, spesso 1-2 anni dopo i primi sintomi, che sono generici e non aiutano a un’individuazione tempestiva. Serve quindi informare e formare i cittadini, renderli più consapevoli e, allo stesso tempo, supportare il lavoro dei medici di medicina generale, che devono essere i primi a indirizzare i pazienti verso i centri specialistici”. Malavasi ha insistito anche sulla necessità di superare le differenze regionali: “In Italia c’è una forte disomogeneità nella distribuzione dei centri. Occorre rafforzare la collaborazione tra ospedali e territorio per garantire presa in carico e continuità assistenziale. Per questo è fondamentale arrivare al più presto a linee guida nazionali, che possano uniformare i percorsi e garantire lo stesso diritto di cura e di vita a tutti i pazienti”.

Il ruolo del territorio

Il presidente della Commissione Sostenibilità sociale, casa e famiglia della Regione Lombardia, Emanuele Monti, ha posto l’accento sul coinvolgimento del territorio: “È fondamentale condividere strategie di prevenzione e renderle concrete. I distretti, presenti in tutte le regioni, possono diventare il luogo di coordinamento tra enti locali, associazioni, terzo settore, farmacie e medici di medicina generale. Una vera coalizione del territorio capace di declinare la prevenzione nella pratica”. Monti ha poi evidenziato l’importanza di uno screening mirato: “Bisogna identificare popolazioni a rischio, come persone sopra i 50-55 anni o forti fumatori, e attivare programmi di screening dedicati. In questo modo si può anticipare la diagnosi, avviare percorsi clinici più efficaci – in molti casi anche salvavita – e allo stesso tempo ridurre i costi, perché la prevenzione costa meno della cura”.

La prospettiva clinica

Dal versante medico, Giandomenico Sebastiani, presidente della Società Italiana di Reumatologia, ha ricordato come la diagnosi precoce sia la chiave per ridurre i danni irreversibili provocati da queste malattie: “Fare una diagnosi precoce significa evitare l’accumulo di danno progressivo. Nel tempo che intercorre tra esordio e diagnosi, la malattia avanza e lascia danni irreversibili, che non si possono più recuperare”. Il ritardo diagnostico ha conseguenze non solo cliniche ma anche economiche e sociali: “Un danno irreversibile comporta costi sanitari più elevati, ma anche costi sociali, perché è direttamente collegato all’invalidità. E le malattie reumatiche sono tra quelle con il maggior impatto sociale nei Paesi occidentali”.

Nonostante le difficoltà, Sebastiani ha lanciato un messaggio di fiducia: “Oggi abbiamo farmaci efficaci: se la diagnosi è precoce possiamo bloccare la malattia e, in alcuni casi, persino farla regredire. Pazienti con artrite reumatoide, sclerosi sistemica, lupus o sindrome di Sjögren possono sviluppare complicanze fibrosanti polmonari. Uno screening efficace permette di identificarli, monitorarli e trattarli, aprendo a una prognosi migliore anche in malattie gravi come queste”.

Un percorso che continua

La tappa romana della Campagna “AiR” è stata solo l’inizio di un percorso più ampio. Il progetto si estenderà anche a livello regionale partendo dalla Regione Lombardia con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e istituzioni e dare continuità con azioni concrete che rispondano ai bisogni dei pazienti.

 

 

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