Le ondate di calore e gli eventi climatici estremi, sempre più frequenti, possono aumentare il rischio di crisi epilettiche e peggiorare la qualità di vita delle Persone con Epilessia. A lanciare l’allarme è la Lega Italiana Contro l’Epilessia, LICE
Il caldo non è solo una minaccia per l’ambiente, ma anche per il cervello. Le ondate di calore e gli eventi climatici estremi, sempre più frequenti, possono aumentare il rischio di crisi epilettiche e peggiorare la qualità di vita delle persone con epilessia. A lanciare l’allarme è la Lega Italiana Contro l’Epilessia, LICE che con il suo Gruppo di Studio “Climate Change” fa il punto sulle ricerche disponibili e apre la strada a nuovi studi su un tema ancora poco esplorato ma di crescente rilevanza.
Necessarie infrastrutture adeguate e strategie di prevenzione
“Dati clinici e sperimentali – spiegano Emanuele Bartolini, responsabile del Gruppo LICE Climate Change e neurologo pediatrico presso IRCCS Fondazione Stella Maris di Pisa e Emilio Russo, referente del GdS per il CD LICE, professore ordinario di Farmacologia e responsabile del CRUISE research center presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro – hanno evidenziato come il caldo e gli eventi climatici estremi possano aumentare il rischio di crisi epilettiche, influenzando la termoregolazione, modificandone il metabolismo dei farmaci e pesando sulla qualità della vita delle famiglie. La ricerca è ancora agli inizi, ma emergono segnali chiari: servono più studi, infrastrutture adeguate e strategie di prevenzione per proteggere le persone con epilessia di fronte al cambiamento climatico”.
L’influenza delle variazioni ambientali sulle crisi epilettiche
Il Gruppo di Studio LICE Climate Change nasce per esplorare il legame tra cambiamenti climatici ed epilessia, analizzando come le variazioni ambientali possano influenzare le crisi epilettiche, individuando le lacune di conoscenza e definendo le priorità future. Attraverso la collaborazione tra ricercatori, operatori sanitari e Istituzioni, il Gruppo lavora per sviluppare raccomandazioni cliniche e strategie di prevenzione, oltre a sensibilizzare cittadini e decisori politici sui rischi legati al clima per le persone con epilessia.
La relazione a “U” tra temperatura e crisi
I risultati di uno studio pilota italiano su come la temperatura ambientale possa influenzare le anomalie elettroencefalografiche (EEG) nelle epilessie generalizzate sono stati presentati dagli esperti del Gruppo di studio al 48esimo congresso nazionale LICE: “In cinque bambini con epilessia e comorbidità neurocognitive – spiega Emanuele Bartolini, responsabile del Gruppo LICE Climate Change e neurologo pediatrico presso IRCCS Fondazione Stella Maris di Pisa – è emersa una relazione a ‘U’ tra temperatura e frequenza di eventi epilettiformi interictali: valori intorno a 24,8°C erano associati al minimo di anomalie, mentre temperature più basse o più alte aumentavano la suscettibilità“.
Ondate di calore aumentano il rischio
Un altro recente importante lavoro ha evidenziato come le persone con epilessia trattate con alcuni farmaci abbiano un rischio non trascurabile di iponatriemia (abbassamento significativo dei livelli di sodio nel sangue), soprattutto nei mesi estivi. Ondate di calore e temperature elevate notturne, eventi ormai sempre più frequenti, sembrano aumentare questo rischio. Le temperature elevate notturne disturbano il sonno, e la deprivazione di sonno è uno dei principali fattori scatenanti delle crisi in molte forme di epilessia. Stress ambientali come eventi climatici estremi, isolamento e ansia climatica possono anch’essi peggiorare il controllo delle crisi.
Fondamentali ulteriori studi su per comprendere i rischi legati al clima
Report internazionali hanno, inoltre, sottolineato come le temperature straordinariamente elevate possano compromettere l’integrità fisica dei medicinali, fino al far sciogliere le compresse. “Questi lavori – dichiara Emilio Russo, referente del GdS per il CD LICE, Professore Ordinario di Farmacologia e responsabile del CRUISE research center presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro – indicano che le condizioni ambientali, in particolare il caldo, possono modulare l’attività cerebrale epilettica e la suscettibilità agli effetti collaterali dei medicinali. Studi futuri su campioni più ampi, che includano fattori come umidità e farmaci, potranno chiarire meglio questi meccanismi e aiutare a proteggere i pazienti dai rischi legati al cambiamento climatico. Abbiamo bisogno di raccogliere più dati preclinici e clinici per comprendere meglio i rischi legati al clima per l’epilessia e per identificare i meccanismi cellulari e molecolari critici”.
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