One Health 9 Luglio 2025 16:56

Difterite, l’alert Ecdc: “Continua a colpire in Europa: 234 casi da gennaio 2023”

Dopo una grande epidemia nel 2022, l'infezione viaggia ancora ad un ritmo superiore a quello dell'epoca pre-2020, quando si registravano in media 21 casi di difterite all'anno
di I.F.
Difterite, l’alert Ecdc: “Continua a colpire in Europa: 234 casi da gennaio 2023”

Un’infezione che sembrava appartenere al passato torna a preoccupare l’Europa. La difterite, malattia infettiva causata dal batterio Corynebacterium diphtheriae, continua a circolare nel continente, con numeri che, sebbene ridimensionati rispetto al picco epidemico del 2022, restano più alti rispetto al periodo pre-pandemico. A lanciare l’allarme è una recente valutazione del rischio pubblicata dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che invita a non abbassare la guardia, soprattutto nei confronti delle fasce più vulnerabili della popolazione.

Diffusione sopra i livelli pre-pandemici

Nel 2022, nell’Unione europea e Spazio economico europeo (Ue/See) sono stati notificati 320 casi di difterite, a fronte dei 21 casi annui registrati mediamente prima del 2020. A incidere sul picco sono stati soprattutto i contagi tra i migranti, esposti all’infezione durante i lunghi viaggi verso l’Europa. Le sequenze prevalenti individuate nei ceppi batterici erano ST377, ST384 e ST574. Ma anche dopo l’ondata epidemica, la diffusione del patogeno non si è arrestata: tra gennaio 2023 e oggi sono stati segnalati 234 nuovi casi, spesso concentrati in contesti a rischio come centri di accoglienza, comunità di senzatetto, persone che usano droghe o che non hanno accesso alle vaccinazioni.

I gruppi a maggiore rischio

“Il fatto che la difterite sia contratta da popolazioni vulnerabili indica una trasmissione inosservata e continua nella comunità – afferma Bruno Ciancio, responsabile dell’Unità malattie trasmissibili e prevenibili da vaccino dell’Ecdc -. Questo è motivo di preoccupazione e richiede sforzi più intensi per superare gli ostacoli alla vaccinazione”. L’efficacia dei programmi vaccinali ha quasi eliminato la malattia, ma ha anche ridotto l’esperienza clinica dei professionisti nel riconoscerne i sintomi. “Maggiore consapevolezza, diagnosi tempestiva e interventi rapidi di salute pubblica sono essenziali per contenere il rischio”, sottolinea Ciancio.

Una malattia rara ma non scomparsa

Secondo l’Ecdc, grazie all’alta copertura vaccinale, il rischio per la popolazione generale rimane “molto basso”. Ma tra i gruppi fragili, come i senzatetto, le persone che fanno uso di droghe, i migranti e i non vaccinati, può aumentare fino a diventare “moderato”. Sei Paesi (Austria, Repubblica Ceca, Germania, Norvegia, Polonia e Svizzera) hanno recentemente notificato 82 casi legati a ceppi già noti. Di questi, almeno 25 hanno coinvolto persone in condizioni di particolare vulnerabilità. La difterite può presentarsi sotto forma di infezione cutanea o respiratoria. Quest’ultima, se non trattata, può risultare fatale nel 5-10% dei casi. Tuttavia, nelle popolazioni vaccinate,

 

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