La lotta al diabete è a una svolta epocale, con l’obiettivo di trasformare la gestione di questa patologia da un approccio generalizzato a uno personalizzato e mirato. Le nuove frontiere della cura, illustrate al 25esimo congresso nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) in collaborazione con l’European Association for the Study of Diabetes (EASD), mettono al centro la medicina di precisione e l’intervento precoce, persino prima della diagnosi conclamata. Il dato più urgente emerso dalla sessione congiunta AMD-EASD riguarda l’importanza di agire tempestivamente. La ricerca presentata negli Annali AMD ha dimostrato che anche alterazioni glicemiche considerate ai limiti del prediabete – ovvero valori di emoglobina glicata poco al di sopra del range normale – espongono i pazienti a un aumento del rischio di complicanze cardiovascolari del 24%.
Questo significa che la “partita” per proteggere cuore, reni e vasi sanguigni si gioca fin dalle fasi iniziali dell’iperglicemia, ben prima della diagnosi ufficiale di diabete. Come sottolinea Giuseppina Russo, coordinatrice nazionale Annali AMD, la tempestività dell’intervento è cruciale per cambiare la traiettoria della malattia. La correzione dell’iperglicemia, infatti, resta un caposaldo irrinunciabile della cura, pur affiancato dalle nuove terapie. Il diabete di tipo 2 non è una patologia monolitica, ma una malattia eterogenea con meccanismi d’innalzamento della glicemia che variano da individuo a individuo. Questa consapevolezza sta superando il concetto di “taglia unica” (one size fits all) per inaugurare l’era della medicina di precisione.
“La sfida vera è capire chi risponde meglio a cosa”, spiega Francesco Giorgino, presidente eletto dell’EASD. L’obiettivo è sviluppare strumenti in grado di individuare i profili genetici, clinici e metabolici individuali che possano predire la risposta più efficace ai diversi trattamenti. Questo approccio non solo mira a un controllo glicemico ottimale, ma, in molti casi, a ottenere persino la remissione del diabete, un ritorno a valori normali di glicemia che fino a pochi anni fa era impensabile. L’eterogeneità del diabete non è solo individuale, ma anche etnica e biologica. Giorgino ha evidenziato come le caratteristiche della malattia possano differire tra le diverse popolazioni. Per questa ragione, l’EASD è impegnata in progetti internazionali volti a comprendere queste differenze, rendendo la cura del diabete davvero inclusiva e globale.
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