Contributi e Opinioni 13 Aprile 2023 18:23

«Bene depenalizzazione errore medico ma associazioni siano coinvolte nei tavoli»

Laila Perciballi, Consigliere Nazionale Movimento Consumatori, Commissione Privacy e Responsabilità professionale in Sanità COA Roma, Coordinatrice progetto “Costituzione Etica”

«Tante sono le questioni di diritto che ruotano intorno alla “colpa” in ambito di responsabilità penale in sanità; ma la mia anima di giurista pragmatico che dà più valore alla concretezza dei diritti che alla loro enunciazione, mi inducono a condividere alcune riflessioni».

Inizia così il contributo di Laila Perciballi, Consigliere Nazionale Movimento Consumatori, Commissione Privacy e Responsabilità professionale in Sanità COA Roma, Coordinatrice progetto “Costituzione Etica”, che riceviamo e pubblichiamo.

«Diritto alla salute: mi associo al coro di allarme “salviamo il nostro servizio sanitario nazionale” gridato a più voci dal mondo dei professionisti della salute e dai cittadini, ma non ascoltato dalle istituzioni. Universalismo? Uguaglianza? Solidarietà? … In verità, dal rapporto della Fondazione Gimbe, si ha la conferma della disastrosa situazione in cui versa la sanità pubblica tra liste d’attesa infinite, carenza di personale, divario territoriale sempre più profondo,  inesorabile avanzata del settore privato, innovazioni inaccessibili e rinuncia alle cure degli anziani, ma anche delle famiglie più disagiate».

«Ed ancora la nostra popolazione è sempre più “ammalata” ad ogni età. Aumentano i bisogni di salute dato, oltre al problema degli anziani e dei fragili,  sono migliaia i cd “Hikikomori” ovvero gli adolescenti definiti “ritirati sociali” che passano le loro giornate chiusi nelle loro stanze. La crisi di sostenibilità del servizio sanitario nazionale, ci porta ad affermare che stiamo assistendo ad una vera e propria cancellazione del diritto costituzionale alla salute, che riguarda anche la sfera psicologica e sociale» continua Perciballi.

«Fascicolo sanitario elettronico: è necessario dare concretezza anche al funzionamento del fascicolo sanitario elettronico nazionale che consente a ciascun professionista di accedere alla storia clinica di ogni cittadino. Vogliamo che sia un funzionamento reale e non un mero “annuncio mediatico” dato che, grazie alla digitalizzazione dei dati, ogni persona  – ovunque in Italia – potrà richiedere assistenza,   potrà evitare di duplicare gli esami in caso  non li abbia con se o li abbia smarriti ed ogni medico e professionista della salute potrà conoscere subito la situazione pregressa della persona assistita. Inutile ribadire che il funzionamento del fascicolo sanitario elettronico a livello nazionale, ed un giorno anche europeo, dovrà sempre essere consultato ed implementato nel rispetto delle norme sulla sicurezza e sulla riservatezza».

«Depenalizzazione degli errori medici: la proposta del Ministro Schillaci si basa sul depenalizzare la responsabilità medica per colpa (fatta eccezione per il dolo), mantenendo solo la responsabilità civile. Ciò serve a frenare la cosiddetta «medicina difensiva» che pesa sulle casse dello Stato per circa 10 miliardi l’anno e mette a dura prova la tenuta del sistema sanitario nazionale. Questo intervento legislativo potrebbe restituire a tutti i Medici ed ai professionisti della salute, verso i quali nutro profonda stima e vicinanza, quella necessaria serenità lavorativa da cui scaturisce quell’altrettanto necessaria “Sicurezza delle Cure” che tutti i Cittadini si attendono quando è in pericolo la propria salute e si diviene Pazienti. Insomma, la depenalizzazione può essere certamente un aiuto sia ad un miglioramento del SSN sia alla complessa macchina della giustizia, ma è necessaria la partecipazione delle associazioni dei consumatori (Movimento Consumatori incluso) al tavolo dei lavori presso il Ministero della Salute sull’argomento ed, a tal proposito,  (ri)lancio la proposta al ministro Schillaci di creare un “Fondo di solidarietà” per le vittime della malasanità e dei loro famigliari, per  individuare i criteri di accesso e creare un tavolo di conciliazione che sottragga i cittadini dall’ulteriore sofferenza dei costi e dei tempi della giustizia».

«Dove non c’è giustizia non c’è democrazia: Le lungaggini ed i costi della giustizia ledono il principio di legalità e di equità posto a base di ogni società che si definisce democratica. Sappiamo bene che il processo penale non è la soluzione dato che oltre il 70% delle cause in questa sede si conclude con l’assoluzione, e «350mila cause l’anno giacciono nei cassetti della magistratura, ma le persone – oltre ad aver patito la sofferenza per la malattia, aggravata dall’errore in sanità – si ritrova anche con l’ulteriore dolore di una giustizia che non ha mai fine e che, il più delle volte, vede anche sentenze vittoriose non eseguite per mancanza di fondi delle strutture sanitarie condannate e l’assenza di adeguata copertura assicurativa (ove esistente)».

«Complicazioni giudiziarie: se la risposta dell’autorità giudiziaria non è tempestiva, oltre che inutile può divenire dannosa. Se le cause minacciate, vengono davvero incardinate, la giustizia già ferma, giunge alla paralisi».

«Aumento dei costi: l’aumento delle liti è un peso gravante sull’economia e rappresenta un ostacolo significativo al pieno funzionamento della sanità (aumento della medicina difensiva) e del mercato per questo si ritiene di condividere la depenalizzazione della colpa purché ciò non significhi una negazione del diritto al risarcimento delle persone vittime di “malpractice sanitaria”».

«Riduzione della spesa: Le liti in tribunale sono anche un peso per i bilanci fiscali, poiché consumano le entrate pubbliche proprio quando i Governi sono costretti a ridurre la spesa, anche nel settore giudiziario».

«Implementazione della finalità non conflittuale della legge Gelli Bianco in ambito sanitario: La legge 24/2017 ha cercato di dare impulso alla finalità conciliativa prevedendo, a pena di improcedibilità del giudizio o la mediazione o l’accertamento tecnico preventivo. Inoltre, la legge stabilisce che l’assicuratore dell’azienda sanitaria faccia parte dell’ATP sia per poter fin dall’inizio formulare eventuali proposte transattive sia per rendere opponibile la Ctu in caso di mancata conciliazione. Purtroppo, anche per le Atp i tempi sono lunghissimi e costosi e le assicurazioni non si presentano per mancanza dei decreti attuativi della legge Gelli – Bianco. La finalità acceleratoria e deflattiva del procedimento voluto dalla legge Gelli deve essere attuata in concreto con il fondo di solidarietà e può essere da volano per i decreti attuativi della legge Gelli – Bianco. Del resto, il 25 gennaio sulla pagine di Quotidiano Sanità, si leggeva: «Il ministero della Salute sta valutando la possibilità di riavviare il confronto con “tutte le amministrazioni interessate”, per poter individuare adeguate soluzioni al fine di adottare l’atteso decreto attuativo della legge Gelli riguardante l’istituzione di un Fondo di garanzia per i danni derivanti da responsabilità sanitaria». Si ricorda che sono trascorsi sette anni da allora e che tutto questo ricade sul SSN e sulle persone. Altri rinvii sono inaccettabili, bisogna creare il Fondo di solidarietà o Fondo di garanzia per i danni derivanti da responsabilità sanitaria, con tutte le opportune modifiche anche con il coinvolgimento della cittadinanza» conclude Perciballi.

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