Covid-19, che fare se...? 8 Luglio 2014 11:42

Il bollettino del Ministero

“Comunicazione web e salute; il ruolo del medico”

di Ministero della Salute

L’informazione sanitaria viaggia oggi su una pluralità di canali: televisione, pubblicazioni e riviste specializzate, quotidiani con inserti dedicati e soprattutto internet. Proprio il panorama web si presenta come il più ampio e diversificato: siti delle aziende farmaceutiche orientati alla divulgazione ed alla promozione dei temi legati ai farmaci; siti delle associazioni di pazienti, dedicati ai temi della tutela dei diritti, all’informazione, alla ricerca ed a particolari patologie; siti generalisti, da quelli enciclopedici assimilabili a dizionari/manuali della salute on line, alle riviste e rassegne on line, ai siti che offrono consulenza medica on line, etc; siti focalizzati sul benessere, legati al fitness, all’attività sportiva, all’alimentazione ed alla prevenzione; in ultimo i siti istituzionali, che si pongono come interfaccia informativa tra le istituzioni che gestiscono e organizzano le politiche sanitarie e i cittadini. Tali siti sono incentrati sui contenuti legati alle politiche sanitarie, all’offerta di servizi, a norme e regolamenti, al lavoro e salute, all’educazione sanitaria ed alla ricerca.
Siamo di fronte ad un offerta mediatica che sicuramente privilegia la diffusione, la varietà e la disponibilità delle informazioni, ma che non necessariamente garantisce la necessaria affidabilità ed accuratezza delle informazioni. Non possiamo trascurare e non affrontare il rischio di una diffusione non controllata di saperi e conoscenze approssimativi, con il conseguente pericolo di comportamenti impropri da parte dei cittadini.
Del resto, la propensione del cittadino a informarsi per ambiti che riguardano la propria salute non è più solo una tendenza, ma un comportamento acquisito e generalizzato, non più confinato alle fasce di cittadini più scolarizzati e con maggiori possibilità economiche. La maggioranza dell’utenza ha interiorizzato l’importanza dell’informazione. Questo grado di consapevolezza, reale o presunto che sia, porta alla ricerca di un modello relazionale nuovo e diverso tra il cittadino-paziente e il proprio medico di medicina generale. La crescita del livello di istruzione e di informazione consegna di fatto, alla relazione terapeutica, pazienti sempre più capaci di interagire in modo consapevole (a volte critico) con le informazioni e le indicazioni fornite dal proprio medico curante, ma anche di richiedere spiegazioni sulle scelte terapeutiche.
In altre parole, siamo di fronte ad un cittadino-paziente più consapevole e cosciente, non solo del fenomeno patologico e delle relative terapie, ma anche nei confronti dello stesso medico. In questa nuova dinamica relazionale viene richiesta al medico una capacità di ascolto ed una predisposizione al dialogo che riguardi non solo i sintomi, ma anche le opinioni, le conoscenze (spesso approssimative) e le aspettative dei propri pazienti. Proprio in virtù dell’enorme mole di informazione sanitaria circolante, il medico dovrà rappresentare sempre più un riparo sicuro e autorevole dall’incertezza, al fine di evitare che il largo ricorso alle varie fonti informative porti il cittadino ad una pericolosa, e con buona probabilità inappropriata, autonomia nella scelta delle modalità di soddisfacimento dei propri bisogni reali (o presunti) di salute.
Ma questo si deve realizzare in un contesto nuovo, dove le informazioni largamente disponibili ai cittadini sono molte, forse troppe, talvolta confuse e spesso illusorie. Il rischio che si corre è quello di avere cittadini sempre più travolti da questa mole di stimoli, alla ricerca di indicazioni sul come muoversi, mentre è, e deve essere, il medico il punto di riferimento nel momento di effettivo bisogno, essendo il medico il garante della salute dei cittadini ed il gatekeeper che guida i cittadini nell’accesso ai servizi sanitari.
Per questo motivo è importante correggere l’asimmetria, oggi presente, di un’informazione e di una comunicazione principalmente rivolte in forma generalizzata all’opinione pubblica, che non vede canali e strumenti specificamente rivolti all’interazione con i medici di medicina generale. A questi ultimi si richiede, e si richiederà sempre più in futuro, di confrontarsi con una dinamica relazionale diversa con i propri pazienti, adeguando il linguaggio e le modalità di fruizione della propria competenza e professionalità ad un’utenza sempre più informata, curiosa ed esigente.

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