Salute 10 Luglio 2023 12:15

Papilloma virus (HPV), la ricerca affila le armi per battere la persistenza

È la caratteristica più temibile dell’HPV, che si integra nel DNA favorendo le mutazioni oncologiche. A Sanità Informazione il professor Vittorio Unfer, specialista e docente di Ginecologia e Ostetricia all’Università UniCamillus di Roma
Papilloma virus (HPV), la ricerca affila le armi per battere la persistenza

Tra le infezioni sessualmente trasmissibili, quella da Papilloma virus (HPV) è una delle più diffuse al mondo. Parallelamente ai programmi di prevenzione primaria e secondaria, si aprono nuovi scenari terapeutici per contrastare in maniera efficace la persistenza del virus. Quest’ultima, infatti, è la caratteristica più strettamente correlata alla degenerazione oncologica, tipica del virus. A Sanità Informazione il professor Vittorio Unfer, specialista e docente di Ginecologia e Ostetricia all’Università UniCamillus di Roma.

L’infezione da HPV

«L’infezione da papilloma virus umano (HPV) – spiega Unfer – è l’infezione sessuale più diffusa a livel10lo mondiale in entrambi i sessi. Infatti, oltre ad essere l’agente eziologico del tumore al collo dell’utero nel 99,7% dei casi, l’HPV è responsabile anche del 50% di casi di tumore al pene, del 30% di tumori del cavo orale e dell’88% di tumori anali. Nell’80% dei casi l’infezione regredisce spontaneamente nell’arco di 1-2 anni, mentre nel restante 20% persiste».

Che si intende per persistenza (e perché ci preoccupa)

«Si parla di persistenza quando l’infezione si protrae da oltre 1-2 anni ed il virus si è ormai integrato nel DNA dell’ospite. L’integrazione permette al virus di attivare una serie di meccanismi molecolari che facilitano e promuovono, nel giro di circa 10 anni, lo sviluppo del tumore. Attualmente abbiamo a disposizione tre vaccini raccomandati per gli adolescenti, maschi e femmine, tra gli 11 e i 12 anni, che però, pur essendo validi, non garantiscono la protezione contro tutti i ceppi esistenti di HPV, che sono oltre 200. Abbiamo poi i test di screening, quali Pap test e HPV DNA test, che permettono rispettivamente di evidenziare in maniera precoce le alterazioni cellulari, e la presenza del virus. Da un punto di vista terapeutico, tuttavia, non esistono cure contro il papilloma virus, né tantomeno contro la sua persistenza» – sottolinea Vittorio Unfer.

Un aiuto dalla ricerca per battere la persistenza

«La ricerca scientifica di recente ha evidenziato come l’azione di quattro sostanze naturali prevenga non soltanto le lesioni indotte dall’HPV, ma sia anche in grado di contrastarne la persistenza riducendone la percentuale di casi. In particolare, alcuni ricercatori hanno ipotizzato come l’effetto sinergico di Epigallocatechina Gallato (EGCG), Acido Folico, Vitamina B12 e Acido ialuronico a bassissimo peso molecolare, possa rappresentare l’approccio terapeutico mancante nella lotta alla persistenza. Bloccare quest’ultima – conclude l’esperto – è sicuramente il punto focale nell’ambito della prevenzione dei tumori del collo dell’utero, e questo nuova opportunità terapeutica sembra andare proprio in questa direzione».

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