Se in Italia la natalità ha toccato il minimo storico con solo 1,18 figli per donna non dobbiamo sorprenderci. Questo perché le diseguaglianze di genere nel mondo del lavoro, lo sbilanciamento tra carichi di cura e vita professionale a sfavore delle donne, l’insufficienza o l’assenza dei servizi per la prima infanzia condizionano la vita e il benessere delle madri, continuano ad essere all’ordine del giorno. Il drammatico quadro emerge dalla 10ma edizione di “Le Equilibriste – La maternità in Italia 2025”, il rapporto con cui Save The Children traccia un bilancio sulle sfide e gli infiniti equilibrismi che le donne in Italia devono affrontare quando scelgono di diventare mamme e i dati sulla maternità. Il Report è stato elaborato dal Polo Ricerche dell’Associazione e diffuso a pochi giorni dalla Festa della Mamma.
“Servono politiche strutturali, integrate e durature che garantiscano risorse e strumenti per sostenere le famiglie nella cura dei figli e nella conciliazione tra vita privata e professionale. È fondamentale, ad esempio, garantire a tutti i bambini e le bambine l’accesso ai servizi educativi per l’infanzia, ampliando l’offerta in tutti i territori e assicurandone la sostenibilità nel lungo periodo, ed estendere la durata dei congedi di paternità, incentivandone l’utilizzo e riconoscendo il valore sociale della cura anche per i padri, in una logica di corresponsabilità. Solo così potremo costruire un futuro in cui la genitorialità, il lavoro e la vita privata non siano in conflitto, ma possano coesistere come parte di un progetto di benessere individuale e collettivo”, commenta Giorgia D’Errico, Direttrice Affari pubblici e Relazioni istituzionali di Save the Children.
“In Italia le madri sono sempre più sole e penalizzate, e quelle che si trovano spesso ad affrontare ulteriori difficoltà in termini di supporto sociale e stabilità economica sono le mamme single: poco più di una mamma single su due, tra i 25 e i 34 anni, lavora”, si legge nel Documento. Il Belpaese, nel 2024, ha segnato un ulteriore record negativo: sono nati solo 370mila bambini, il 2,6% in meno rispetto all’anno precedente.
Più di una donna su quattro, per la precisione il 26,6%, in Italia è a rischio di lavoro a basso reddito, mentre la stessa condizione interessa un uomo su sei, cioè il 16,8%. Su 146 Paesi nel mondo, l’Italia occupa il 96° posto per partecipazione femminile al mondo del lavoro. I numeri non mentono: le donne senza figli che lavorano sono il 68,9%, quota che scende al 62,3% tra le madri. Tra gli uomini le percentuali sono rispettivamente del 77,8% (senza figli) e del 91,5% (tra i padri). Una donna su cinque smette di lavorare all’arrivo del primo figlio, percependo l’impossibilità di conciliare famiglia e vita professionale, soprattutto per ragioni legate alla carenza di servizi, all’organizzazione del lavoro o a scelte del datore di lavoro.
La situazione è ancora peggiore per le donne sole, ovvero le madri single. Dal 2011 al 2021 i nuclei monogenitoriali sono aumentati del 44% e il 77,6% delle famiglie monogenitoriali è costituita da madri sole con i propri figli. Le madri single sono anche più esposte al rischio di povertà.
I dati del Rapporto, oltre allo squilibrio di genere evidenziano forti disparità territoriali e sociali:
Attraverso i programmi dedicati all’area della prima infanzia e rivolti ai bambini e alle bambine tra 0 e 6 anni, realizzati in partenariato con organizzazioni territoriali competenti e qualificate, Save the Children fin dalla gravidanza, per sostenere le situazioni più critiche e per tutelare i diritti delle bambine e dei bambini e promuovere il loro benessere.
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