Più di uno studente su quattro ha sperimentato episodi di bullismo o cyberbullismo. Ad esserne maggiormente colpiti sono coloro che vengono percepiti come diversi. Questo è quanto emerge dal report 2025 realizzato dalla Fondazione Foresta ETS, punto di riferimento nella ricerca sulla salute e sul benessere giovanile. Si tratta di un’analisi approfondita che ha coinvolto 5.849 studenti delle scuole superiori italiane principalmente delle province di Padova, Vicenza e Verona (64% femmine, 36% maschi). L’indagine, condotta con metodologia scientifica su base volontaria e anonima, restituisce un ritratto dettagliato delle nuove generazioni: corpo, emozioni, abitudini, sessualità, relazioni e salute.
Il quadro che emerge dall’analisi dei questionari restituisce un allarme preoccupante sulla diffusione di bullismo o cyberbullismo. Si notano differenze significative per sesso e caratteristiche personali. Le femmine risultano più frequentemente vittime, i maschi più frequentemente autori. Il profilo delle vittime restituisce una fotografia di vulnerabilità emotiva e fisica. Tra i ragazzi vittime si osserva una maggiore prevalenza di sovrappeso/obesità rispetto ai coetanei non vittimizzati (26% vs 15%); tra le ragazze la differenza è più contenuta ma confermata (13% vs 7%). Accanto ai fattori corporei, pesano diversità nell’orientamento sessuale e identità di genere. Tra le ragazze vittime la quota di chi si dichiara “completamente eterosessuale” è più bassa rispetto alle non vittime (57% vs 69%), mentre aumentano “perlopiù eterosessuale” (23% vs 19%), “bisessuale” e “fluido”. Tra i maschi vittime scende la quota “completamente eterosessuale” (82% vs 90%) e crescono le minoranze (es. “omosessuale” 3% vs 1%, “fluido” 2% vs 1%).
“Il bullismo colpisce soprattutto chi è percepito come diverso — per aspetto fisico, identità o modo di vivere l’affettività — trasformando la vulnerabilità in un bersaglio”, sottolinea Foresta. Tra i segnali di disagio che accompagnano la vittimizzazione, emergono solitudine e sofferenza psicologica. Nel campione generale le ragazze dichiarano più spesso di sentirsi sole (quasi una su due tra le ragazze, uno su tre tra i ragazzi), quadro che si riflette in una maggiore percezione di isolamento nelle vittime. Sul fronte dei risvolti psicologici, la pratica di autolesionismo nel campione di studio è più di frequente nelle ragazze vittime di bullismo (21,1% vs 9,4% nei maschi), con indicazioni coerenti di maggiore ricorso a supporto psicologico nelle femmine (ha già usufruito o ne ha sentito il bisogno di supporto il 63,7% contro 32,6% dei maschi).
La figura del bullo, specie al maschile, si accompagna a una più alta propensione a condotte a rischio: si fuma di più (tra gli autori maschi la quota di non fumatori scende di oltre dieci punti rispetto ai non autori), si consumano più alcol e sostanze (solo circa un terzo dei bulli maschi dichiara astinenza), e si registra una maggiore esposizione a pornografia online e sexting. “In alcune adolescenti il confine tra subire e agire è sottile: il dolore non elaborato può trasformarsi in rabbia”, commenta Foresta. “Il quadro complessivo parla di un fenomeno a doppia faccia: le vittime — più spesso femmine — portano i segni della solitudine e del disagio, mentre gli autori — più spesso maschi — si distinguono per trasgressività e comportamenti a rischio, specialmente nell’ambiente digitale”, aggiunge.
“Il contesto familiare non mostra fratture eclatanti, ma tra gli autori si intravede una minore coesione”, dichiara Foresta. “Non esistono solo bulli e vittime: esistono adolescenti in difficoltà che usano la rete, il corpo o la violenza per esprimere ciò che non riescono a dire. Per le scuole e per le famiglie è un segnale d’allarme. Non bastano – continua – interventi punitivi: servono programmi di prevenzione che agiscano sull’empatia, sul rispetto e sulla gestione dei conflitti, integrando l’educazione digitale con il supporto psicologico. Serve un’alleanza educativa stabile tra scuola, famiglia e territorio: riconoscere presto i segnali, offrire ascolto, costruire reti di protezione e di responsabilità”.
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