Salute 16 Ottobre 2025 15:20

Un ragazzo su 4 è vittima di bullismo: più colpito chi è percepito come diverso

Più di uno studente su quattro ha sperimentato episodi di bullismo o cyberbullismo. Ad esserne maggiormente colpiti sono coloro che vengono percepiti come diversi. Questo è quanto emerge dal report realizzato dalla Fondazione Foresta ETS
Un ragazzo su 4 è vittima di bullismo: più colpito chi è percepito come diverso

Più di uno studente su quattro ha sperimentato episodi di bullismo o cyberbullismo. Ad esserne maggiormente colpiti sono coloro che vengono percepiti come diversi. Questo è quanto emerge dal report 2025 realizzato dalla Fondazione Foresta ETS, punto di riferimento nella ricerca sulla salute e sul benessere giovanile. Si tratta di un’analisi approfondita che ha coinvolto 5.849 studenti delle scuole superiori italiane principalmente delle province di Padova, Vicenza e Verona (64% femmine, 36% maschi). L’indagine, condotta con metodologia scientifica su base volontaria e anonima, restituisce un ritratto dettagliato delle nuove generazioni: corpo, emozioni, abitudini, sessualità, relazioni e salute.

Il profilo delle vittime maschili e femminili

Il quadro che emerge dall’analisi dei questionari restituisce un allarme preoccupante sulla diffusione di bullismo o cyberbullismo. Si notano differenze significative per sesso e caratteristiche personali. Le femmine risultano più frequentemente vittime, i maschi più frequentemente autori. Il profilo delle vittime restituisce una fotografia di vulnerabilità emotiva e fisica. Tra i ragazzi vittime si osserva una maggiore prevalenza di sovrappeso/obesità rispetto ai coetanei non vittimizzati (26% vs 15%); tra le ragazze la differenza è più contenuta ma confermata (13% vs 7%). Accanto ai fattori corporei, pesano diversità nell’orientamento sessuale e identità di genere. Tra le ragazze vittime la quota di chi si dichiara “completamente eterosessuale” è più bassa rispetto alle non vittime (57% vs 69%), mentre aumentano “perlopiù eterosessuale” (23% vs 19%), “bisessuale” e “fluido”. Tra i maschi vittime scende la quota “completamente eterosessuale” (82% vs 90%) e crescono le minoranze (es. “omosessuale” 3% vs 1%, “fluido” 2% vs 1%).

“Il bullismo colpisce soprattutto chi è percepito come diverso — per aspetto fisico, identità o modo di vivere l’affettività — trasformando la vulnerabilità in un bersaglio”, sottolinea Foresta. Tra i segnali di disagio che accompagnano la vittimizzazione, emergono solitudine e sofferenza psicologica. Nel campione generale le ragazze dichiarano più spesso di sentirsi sole (quasi una su due tra le ragazze, uno su tre tra i ragazzi), quadro che si riflette in una maggiore percezione di isolamento nelle vittime. Sul fronte dei risvolti psicologici, la pratica di autolesionismo nel campione di studio è più di frequente nelle ragazze vittime di bullismo (21,1% vs 9,4% nei maschi), con indicazioni coerenti di maggiore ricorso a supporto psicologico nelle femmine (ha già usufruito o ne ha sentito il bisogno di supporto il 63,7% contro 32,6% dei maschi).

I bulli hanno una più alta propensione a condotte a rischio

La figura del bullo, specie al maschile, si accompagna a una più alta propensione a condotte a rischio: si fuma di più (tra gli autori maschi la quota di non fumatori scende di oltre dieci punti rispetto ai non autori), si consumano più alcol e sostanze (solo circa un terzo dei bulli maschi dichiara astinenza), e si registra una maggiore esposizione a pornografia online e sexting. “In alcune adolescenti il confine tra subire e agire è sottile: il dolore non elaborato può trasformarsi in rabbia”, commenta Foresta. “Il quadro complessivo parla di un fenomeno a doppia faccia: le vittime — più spesso femmine — portano i segni della solitudine e del disagio, mentre gli autori — più spesso maschi — si distinguono per trasgressività e comportamenti a rischio, specialmente nell’ambiente digitale”, aggiunge.

Non bastano interventi punitivi, serve educazione digitale

“Il contesto familiare non mostra fratture eclatanti, ma tra gli autori si intravede una minore coesione”, dichiara Foresta. “Non esistono solo bulli e vittime: esistono adolescenti in difficoltà che usano la rete, il corpo o la violenza per esprimere ciò che non riescono a dire. Per le scuole e per le famiglie è un segnale d’allarme. Non bastano – continua – interventi punitivi: servono programmi di prevenzione che agiscano sull’empatia, sul rispetto e sulla gestione dei conflitti, integrando l’educazione digitale con il supporto psicologico. Serve un’alleanza educativa stabile tra scuola, famiglia e territorio: riconoscere presto i segnali, offrire ascolto, costruire reti di protezione e di responsabilità”.

 

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