L’autopalpazione, insieme a visita senologica e mammografia, rappresenta uno strumento centrale di prevenzione. “Non sostituisce lo screening, ma è fondamentale soprattutto tra i 20 e i 40 anni, fascia non coperta dai programmi nazionali – spiega Carotenuto -. Una volta al mese, preferibilmente tra il settimo e il decimo giorno del ciclo, la donna può imparare a conoscere il proprio seno e rilevare eventuali cambiamenti”. La tecnica si compone di osservazione davanti allo specchio e palpazione da sdraiate. “Se si riscontra un’anomalia, è indispensabile rivolgersi allo specialista”, sottolinea l’ostetrica.
In Italia i programmi di screening mammografico sono rivolti alle donne tra i 50 e i 69 anni, con cadenza biennale. “Alcune Regioni stanno sperimentando l’estensione fino a 74 anni e anche l’avvio a partire dai 45 anni – aggiunge Carotenuto. -. Estendere la fascia potrebbe portare a ulteriori riduzioni della mortalità”. Oltre agli aspetti clinici, resta decisivo il ruolo dell’ostetrica. “Promuovere la fiducia, informare ed educare alla prevenzione sono azioni che possono fare davvero la differenza nella vita delle donne”, conclude.
La prevenzione e la cura del tumore al seno non possono essere affidate a un singolo professionista. Radiologi, oncologi, chirurghi, senologi, ostetriche e psicologi concorrono a costruire percorsi di diagnosi e trattamento personalizzati. Solo un approccio multidisciplinare consente di garantire alle donne la migliore qualità di cura, dalla prevenzione primaria fino al follow up.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato