Salute 30 Settembre 2025 10:51

Tumori a esordio precoce: “E se l’aumento fosse (solo) un eccesso diagnostico?”

Uno studio della Harvard Medical School mette in discussione l’idea che i tumori in crescita tra i giovani adulti rappresentino una vera epidemia
Tumori a esordio precoce: “E se l’aumento fosse (solo) un eccesso diagnostico?”

L’incremento dei casi di tumore tra gli under-50 potrebbe essere soltanto apparente. A sostenerlo è uno studio della Harvard Medical School di Boston, pubblicato su Jama Internal Medicine, che parla di ‘eccesso diagnostico’: non un reale aumento di malattia clinicamente rilevante, ma piuttosto una crescita di tumori individuati che non sarebbero progrediti senza trattamento.

L’analisi degli otto tumori in crescita

Gli autori hanno preso in esame i dati di mortalità per quegli otto tumori che, negli ultimi trent’anni, hanno registrato un forte aumento di incidenza: tiroide, ano, rene, intestino tenue, colon-retto, endometrio, pancreas e mieloma. Se da un lato i nuovi casi risultano in aumento, dall’altro la mortalità è rimasta nel complesso stabile, con un lieve incremento soltanto per il colon-retto e l’endometrio.

Diagnosi più frequenti e strumenti più sensibili

Secondo i ricercatori, la stabilità della mortalità, a fronte dell’aumento delle diagnosi, suggerisce che il trend sia dovuto soprattutto a controlli più diffusi e a tecniche diagnostiche sempre più sensibili. Già documentato per alcuni tumori, come tiroide e rene, il fenomeno dell’eccesso diagnostico potrebbe spiegare anche altri aumenti. A contribuire ci sono le diagnosi accidentali (esami effettuati per altri motivi), l’abbassamento delle soglie diagnostiche e l’uso crescente di imaging ed endoscopie.

Un’epidemia solo apparente

Negli ultimi anni i tumori giovanili hanno attirato l’attenzione di media e comunità scientifica, anche a seguito delle diagnosi in personaggi famosi come la principessa del Galles e l’attore Chadwick Boseman. Tuttavia, spiegano gli autori, gran parte dell’aumento riflette un cambiamento nei metodi di rilevazione più che una reale “epidemia” di tumori tra i giovani. Solo una quota limitata, relativa a poche sedi tumorali, appare clinicamente significativa.

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