“Dovere” perché le aziende farmaceutiche hanno la responsabilità di contribuire al sistema salute; “parola” perché è grazie al dialogo con le Istituzioni e i pazienti che si pongono le basi per un futuro in cui il sistema possa agire in maniera proattiva, in cui ci sia un accesso equo alle cure e che riesca a guardare realmente alla persona in maniera olistica. In sintesi, questo lo scopo dell’iniziativa “Dovere di parola”, promossa da Boehringer Ingelheim, che si comporrà di una serie di incontri su temi di attualità in ambito sanitario.
“Come Boehringer Ingelheim Italia siamo un’azienda farmaceutica che produce innovazione, ci sentiamo parte del sistema, lavoriamo da sempre in un’ottica di partenariato e siamo convinti che la salute sia un diritto, ma anche che tutti i protagonisti di questo sistema debbano contribuire per migliorare l’informazione e la solidità dell’assistenza sanitaria”, ha detto Morena Sangiovanni, Presidente e amministratore Delegato di Boehringer Ingelheim Italia.
Focus del primo appuntamento, che si è tenuto venerdì a Roma, le malattie renali croniche (MRC), che colpiscono circa 4 milioni di persone in Italia, con un costo di 2,3 miliardi l’anno. Sono inoltre associate a un aumento del rischio di mortalità sin dalle fasi iniziali e, laddove riscontrate in fasi avanzate della patologia, necessitano di una terapia sostitutiva come la dialisi o il trapianto di rene. Il riconoscimento precoce delle MRC consente di ridurre le ospedalizzazioni, i nuovi ingressi in dialisi e la spesa a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Assistiamo però oggi ad un cambio di paradigma. La Determina Aifa 926/2025, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 4 luglio scorso, sancisce il passaggio delle gliflozine, farmaci utilizzati nel diabete di tipo 2, nello scompenso cardiaco e nella malattia renale cronica, da classe A-PHT a classe A. Ciò comporta sostanzialmente un allargamento di prescrivibilità al medico di medicina generale e una abolizione del piano terapeutico. Un passo avanti importante verso la semplificazione, la maggiore aderenza alle terapie e la riduzione delle liste di attesa: i pazienti, infatti, non dovranno più sottoporsi a visita specialistica per il rinnovo dei Piani terapeutici, così come espressamente richiesto in passato da associazioni mediche e dei pazienti, ma per accedere al farmaco basterà la ricetta ripetibile.
Non solo. A questo si associa la proposta di legge promossa dagli Onorevoli Giorgio Mulè e Annarita Patriarca che intende realizzare un programma di screening pluriennale per l’individuazione della malattia renale cronica nei soggetti adulti affetti da diabete mellito, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari e obesità.
“L’Italia deve procedere spedita e decisa nella direzione degli screening”. Ha dichiarato l’Onorevole Giorgio Mulé, Vicepresidente della Camera dei deputati. “Lo screening è la barriera più alta che noi possiamo alzare per prevenire le malattie, per curare e anticipare patologie che viceversa possono innescare meccanismi per i pazienti che sono difficilissimi da affrontare e anche per il Servizio sanitario nazionale. Per quel che riguarda la malattia renale cronica, il percorso è quello tracciato da una proposta di legge snella, fatta di pochissimi articoli, che dicono che chi ha familiarità con alcune patologie, chi è naturalmente esposto a questo rischio, deve essere intercettato con un’azione capillare sul territorio per fare in modo di arginare la progressione delle patologie e fare in modo di arrivare al più presto ad avere una diagnosi che sia il più possibile precoce”, ha concluso l’Onorevole.
“Finalmente il mondo politico ha dato ascolto alla nefrologia”, ha commentato Massimo Morosetti, Presidente Fondazione Italiana del Rene, riferendosi proprio alla proposta di legge Mulè-Patriarca. Per Morosetti introdurre lo screening precoce della malattia renale negli ambulatori di medicina generale, come previsto dal Ddl rappresenta un cambiamento fondamentale, perché il rene è un organo silenzioso che non manifesta sintomi nelle fasi iniziali della malattia, rendendo necessaria un’indagine attiva per individuarne i segnali precoci. Grazie a questo nuovo approccio, i pazienti potranno essere intercettati tempestivamente e presi in carico dai nefrologi, consentendo una vera prevenzione. Ciò si affianca al progresso clinico. “La nefrologia finalmente sta vivendo un momento d’oro”, ha proseguito Morosetti. “Dopo tanti anni di buio in cui non avevamo strumenti per curare la malattia renale cronica, se non attenzioni dietetiche, l’arrivo nella pratica clinica di farmaci in grado di rallentare o addirittura fermare la malattia renale, fermare la progressione verso la dialisi o il trapianto è una importante innovazione”, ha concluso.
Ma la proposta di legge Mulè-Patriarca va anche nella direzione della sostenibilità dell’interno Servizio Sanitario Nazionale. A ricordarlo è Walter Ricciardi, Professore Ordinario di Igiene, Università Cattolica Sacro Cuore di Roma. “Già nel 2014 facemmo un White Paper in cui sostanzialmente dicevamo i cinque elementi della sostenibilità che sono il finanziamento, l’empowerment dei cittadini, la prevenzione e le diagnosi e gli interventi precoci e la riorganizzazione delle cure”, ha detto Ricciardi. “Intervenire precocemente, diagnosticando precocemente la malattia e poi allestire tutte le strategie di intervento precoce e di cura sono la chiave per i pazienti, ma poi per tutto il sistema. Soltanto garantendo questi cinque interventi combinati, riusciremo a mantenere questa grandissima opera pubblica che è il Servizio sanitario nazionale che oggi è fortemente minacciata da una vera e propria crisi strutturale”, ha concluso.
“È molto importante continuare a lavorare sulla cornice di sistema e per questo speriamo in un avanzamento della proposta di legge Mulé-Patriarca il più presto possibile a beneficio di tutti i pazienti”, ha concluso Morena Sangiovanni.