Fino a pochi anni fa lo si associava quasi esclusivamente alle bronchioliti pediatriche. Oggi invece il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV) è sotto osservazione anche negli adulti, in particolare negli anziani e nei pazienti fragili. In Italia, ogni anno, tra gli over 60 si stimano circa 290mila casi, oltre 26mila ospedalizzazioni e 1.800 decessi in ambito ospedaliero. Numeri che fanno riflettere e che impongono un cambio di passo nelle strategie di prevenzione.
La fotografia emerge dall’indagine “Malattie respiratorie e vaccinazione contro il Virus Sinciziale”, promossa dall’Associazione Pazienti con BPCO e altre Malattie Respiratorie e presentata alla Camera dei Deputati nel corso dell’evento “Il diritto alla prevenzione per i pazienti fragili”. Su 444 pazienti intervistati – distribuiti in tutto il territorio nazionale e con un’età media di 70 anni – circa il 50% ha dichiarato di non aver mai sentito parlare del virus. E solo il 64% si è detto disponibile a vaccinarsi, nonostante l’82% del campione fosse affetto da forme moderate o gravi di BPCO.
“La nostra indagine ha coinvolto pazienti consapevoli, che si sottopongono regolarmente a esami e che presentano alti tassi di adesione alla vaccinazione antinfluenzale. Tuttavia, la scarsa conoscenza del RSV ci preoccupa – spiega il professor Salvatore D’Antonio, presidente dell’Associazione Pazienti con BPCO – . Questo virus può aggravare patologie come asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva, aumentando il rischio di ricovero e mortalità. I vaccini oggi disponibili hanno dimostrato di essere efficaci e sicuri. Servono azioni concrete per garantire l’accesso alla vaccinazione”.
Nonostante l’interesse crescente della comunità scientifica, la vaccinazione anti-RSV non è ancora inclusa nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale né nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). In altri Paesi, come Regno Unito, Germania e Stati Uniti, sono già stati attivati programmi vaccinali per i soggetti più vulnerabili. In Italia, invece, si attendono decisioni politiche e aggiornamenti normativi. Secondo le evidenze disponibili, la finestra ideale per la somministrazione va da agosto a ottobre, prima del picco stagionale che si verifica tra dicembre e febbraio.
“L’introduzione della vaccinazione contro l’RSV nel calendario vaccinale nazionale rappresenterebbe un passo importante per la protezione delle fasce più fragili della popolazione – commenta il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) – . Il Ministero della Salute ha mostrato attenzione al tema, e confidiamo in una sinergia efficace tra istituzioni, clinici e associazioni per arrivare presto a un modello strutturato. Disporre di vaccini non basta: serve renderli accessibili a tutti, su tutto il territorio”.
Lo scorso 2 luglio, il ministro Orazio Schillaci ha risposto in Aula a un’interrogazione dell’onorevole Simona Loizzo, annunciando l’avvio dell’aggiornamento del calendario vaccinale per l’infezione da RSV. L’obiettivo è estendere la copertura a neonati, donne in gravidanza e adulti fragili. Intanto, il nuovo Calendario per la Vita 2025, frutto della collaborazione tra le principali società scientifiche, ha già inserito la vaccinazione anti-RSV tra quelle raccomandate per i pazienti a rischio, insieme a quelle contro influenza, Covid-19, Pneumococco e Herpes Zoster.
“Con questa iniziativa abbiamo voluto dare voce a una parte della popolazione particolarmente esposta – conclude l’onorevole Luciano Ciocchetti, vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera -. È nostro dovere, come istituzioni, fare in modo che strumenti di prevenzione già disponibili diventino un diritto esigibile. Siamo fiduciosi che, grazie all’impegno comune, si possa garantire una protezione efficace ai cittadini più fragili”.