Una promettente innovazione diagnostica, che fornirà informazioni avanzate sul coinvolgimento polmonare fibrosante in corso di malattie autoimmuni reumatologiche, in primis nella sclerodermia. Si tratta di un nuovo radiofarmaco diagnostico per la Pet, costruito intorno alla molecola Fapi (Fibroblast Activation Protein Inhibitor), oggetto di una nuova ricerca in collaborazione tra Reumatologia e Radiodiagnostica della Fondazione Gemelli e utilizzato per la prima volta in Italia per questa indicazione proprio al Gemelli pochi giorni fa. Essendo il polmone interessato nell’80-90% dei casi, il radiofarmaco consentirà di apprezzare la gravità e la fase di malattia (precoce o avanzata). Associato alla ricerca di possibili biomarcatori di diagnosi nel siero e nel liquido di lavaggio bronco-alveolare (Bal) dei pazienti, potrebbe avere importanti ricadute sulla loro gestione clinica, soprattutto grazie ai farmaci anti-fibrosanti già disponibili e a quelli di nuova generazione, di prossimo arrivo.
“Il nostro studio prevede una prima parte in cui verrà ricercata la presenza di biomarcatori nel siero e nel Bal nei pazienti con malattie autoimmuni reumatologiche”, spiega la ricercatrice Silvia Bosello. “Nella seconda parte alcuni di questi verranno sottoposti a Pet/Tac con il radiofarmaco Fapi, marcato con fluoro, utilizzato per la prima volta in Italia per questa indicazione, proprio qui al Gemelli, qualche giorno fa”, aggiunge. Il [18F]Fapi, prosegue, “potrebbe aiutarci a distinguere tra una fibrosi in fase attiva, in fieri, e una fibrosi stabilizzata, cioè cicatriziale”, consentendo di “identificare i pazienti che potranno beneficiare di una terapia anti-fibrotica precoce rispetto a quelli con fase di malattia più avanzata per cui tali terapie possono solo aiutare a stabilizzare l’entità del danno”.
I pazienti verranno seguiti 12 mesi, durante i quali verrà valutata la risposta alle terapie disponibili sulla base dell’imaging e dei biomarcatori sierici e polmonari oggetto della ricerca. “È importante individuare dei biomarcatori di diagnosi precoce del coinvolgimento polmonare e di evoluzione verso uno stadio grave di malattia”, spiega Maria Antonietta D’Agostina, direttrice Uoc Reumatologia e Immunologia clinica della Fpg. “Il Fapi è un promettente biomarcatore per valutare l’entità di coinvolgimento fibrotico”, aggiunge. Il FAPI viene attualmente utilizzato anche nello studio delle patologie oncologiche, per valutare il coinvolgimento dei fibroblasti del microambiente tumorale e la loro influenza sulla risposta alle varie terapie.
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