In Italia sono oltre 360mila le persone con sordocecità o pluridisabilità psicosensoriale. Eppure, molte restano invisibili, escluse da scuola, lavoro, sanità, socialità. La Giornata internazionale della sordocecità, che si celebra il 27 giugno, è l’occasione per accendere una luce su questa disabilità che somma una compromissione della vista e dell’udito, congenita o acquisita, e che richiede tutele specifiche. A rilanciare l’appello è ancora una volta la Lega del Filo d’Oro, che da sessant’anni si batte in Italia per promuovere inclusione, autonomia e diritti per chi non vede e non sente. Lo fa anche attraverso i numeri: una recente indagine condotta da AstraRicerche rivela che, pur con una conoscenza ancora parziale, cresce la sensibilità degli italiani.
In particolare, il sostegno agli enti che si occupano di disabilità sensoriali, motorie e cognitive è passato dal 9,4% del 2016 al 16,4% del 2025. E quasi uno su due (46,2%) dichiara oggi di conoscere la Lega del Filo d’Oro, un dato in netta crescita. Ma non basta. Perché come sottolinea Rossano Bartoli, presidente della Fondazione, “la Giornata internazionale è un momento per fare il punto su quanto è stato fatto, ma soprattutto su ciò che resta da fare. La sordocecità deve essere riconosciuta come disabilità specifica, ovunque e sempre. Solo così potremo costruire una società in cui nessuno venga lasciato indietro”.
Molto è stato fatto, anche a livello istituzionale. Dopo l’approvazione nel 2010 della Legge 107, che ha segnato un primo importante passo, nel 2024 è stato presentato in Parlamento un Manifesto in dieci punti: un appello concreto per garantire accesso a cure, interpreti, scuola, lavoro, vita autonoma. Il testo, elaborato con il contributo diretto delle persone sordocieche, chiede il pieno riconoscimento dei loro diritti. “Chiediamo identità, accesso alla comunicazione, informazione e mobilità. Non si tratta di richieste straordinarie, ma del minimo necessario per una vita dignitosa – spiega Francesco Mercurio, presidente del Comitato delle persone sordocieche della Lega del Filo d’Oro -. La legge del 2010 va applicata e migliorata, affinché sia estesa a tutte le persone sordocieche, indipendentemente dall’età in cui si manifesta la disabilità. Vogliamo servizi di interpretariato, ausili informatici, pari opportunità nella comunicazione e nella quotidianità”.
Tra i volti di questa battaglia c’è anche quello di Agostino, 14 anni, affetto dalla sindrome di Charge. A raccontare la sua storia è la mamma, Samuela Papa: “Siamo arrivati alla Lega del Filo d’Oro quando Agostino aveva appena 8 mesi. Da allora non ci hanno mai lasciati soli: ci supportano nelle terapie, nella scuola, nella vita quotidiana. Anche le insegnanti sono state aiutate a capire come rapportarsi con lui. Agostino oggi è ben inserito e felice. La Fondazione è la nostra seconda famiglia”. Una famiglia che da 60 anni lavora per dare futuro, strumenti e dignità a chi spesso è costretto a vivere ai margini. Oggi, con la riforma avviata dalla Legge Delega sulla Disabilità e con l’attesa approvazione parlamentare della nuova definizione di sordocecità, si apre uno spiraglio concreto.Ma l’obiettivo – ricorda la Lega del Filo d’Oro – resta tradurre le politiche di inclusione in diritti pienamente esigibili.
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