Salute 17 Maggio 2023 14:33

Cancro, Schittulli (Lilt): «Istituire bollettino giornaliero con numero di diagnosi, guariti e deceduti. È una pandemia»

Il presidente della Lilt: «In tre anni sono morte per Covid 189.738 persone. In un solo anno, nel 2021, 181.330 per cancro. Emergenza liste d'attesa»
Cancro, Schittulli (Lilt): «Istituire bollettino giornaliero con numero di diagnosi, guariti e deceduti. È una pandemia»

Un bollettino giornaliero sul cancro, uno per ogni regione della Penisola, con il numero delle nuove diagnosi, dei guariti e dei deceduti. «Il cancro è una pandemia globale, non meno grave di quella da Covid-19. Eppure, troppo spesso, sottovaluta. Per questo credo che sia opportuno comunicare i numeri, giorno dopo giorno, di questa strage silenziosa, affinché tutti ne siano informati». È la proposta di  Francesco Schittulli, presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt), avanzata in un’intervista a Sanità Informazione.

I morti per cancro superano quelli per Covid

Un’idea che Schittulli avvalora con dati alla mano: «In tre anni, dal mese di marzo 2020 a quello del 2023, sono morte per Covid (o con Covid) 189.738 persone. Per avere un numero quasi analogo di morti per cancro è sufficiente contare i decessi di un solo anno: nel 2021 sono 181.330 le persone che hanno perso la vita a causa di una patologia oncologia – sottolinea il presidente della Lilt -. Si tratta di 496 decessi ogni 24 ore. Nel 2022 le nuove diagnosi sono state 390.700, 1.070 al giorno. Dati che, considerando lo stop degli screening degli ultimi tre anni, sono destinati a peggiorare ulteriormente».

Le liste di attesa: non c’è più tempo da perdere

Durante i periodi più critici della pandemia molti reparti ospedalieri e ambulatori sono stati convertiti ed utilizzati per la gestione dell’emergenza da Covid-19. Le prestazioni non urgenti, screening oncologici compresi, sono stati cancellati. «Ora ci ritroviamo a dover recuperare migliaia di prestazioni annullate, esami diagnostici e visite specialistiche, che hanno ulteriormente allungato le liste di attesa della sanità pubblica, “infinite” già prima della pandemia». Per una prima visita oncologica di Classe B-breve (da svolgersi entro 10 giorni) si attendono fino a 60 giorni, senza codice di priorità anche un intero anno (dati “Rapporto civico sulla salute 2023” di Cittadinanzattiva). Per una mammografia di categoria P (programmabile) 730 giorni, 365 giorni per una gastroscopia con biopsia.

Chiedere aiuto alla Sanità privata

«È chiaro che il nostro Sistema Sanitario Nazionale, con le attuali risorse –  tra personale sanitario impiegato e apparecchiature disponibili – non è in grado di smaltire tutte le prestazioni arretrate degli ultimi tre anni. Si è creata un’emergenza nell’emergenza», dice Schittulli. E se a livello globale è stata dichiarata la fine della pandemia da Covid-19, in Italia gli effetti collaterali non sono stati ancora “curati”. «L’unica possibilità che abbiamo per invertire la rotta è avvalerci della collaborazione della Sanità privata, offrendo ai cittadini la possibilità di usufruire dei servizi sanitari di cui necessitano all’interno di queste strutture, in convenzione con il Sistema Sanitario». Una soluzione che, considerando l’ampia disponibilità di strutture sanitarie private sul territorio italiano, potrebbe snellire le liste di attesa nel giro di poco tempo.

Evitare gli sprechi per fare “cassa”

Ma un’obiezione sorge spontanea: il SSN dispone dei fondi necessari? Per Schittulli la risposta è sì. «Se ogni Regione provvedesse ad evitare gli sprechi, rimodulando anche i compensi di coloro che sono al governo locale, avremmo senz’altro i soldi necessari per eseguire gli screening oncologici necessari, da quelli del seno, a quelli del colon retto e del polmone. Sono azioni necessarie in una situazione emergenziale come quella che stiamo vivendo. Così come sarebbe altrettanto necessario riportare la Sanità nelle mani di un unico Governo centrale, evitando trattamenti estremamente differenziati da una regione all’altra, che non garantiscono l’universalità, l’uguaglianza e l’equità di accesso alle prestazioni e ai servizi, pilastri su cui è stato fondato il nostro SSN».

Perché prevenire è meglio che curare

Investire oggi significa anche risparmiare domani: «Un ritardo di diagnosi  di patologia oncologica non solo peggiora la prognosi e la qualità di vita del paziente, ma costituisce un costo elevato per la famiglia e la società che dovranno occuparsi di una persona non più autosufficiente a causa di un tumore curato troppo tardi. Fare una diagnosi precoce non significa semplicemente curare il prima possibile, ma – conclude il presidente delle Lilt – offrire una concreta possibilità di guarigione».

 

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