Ottobre segna l’inizio della campagna per proteggere i neonati e i bambini nella loro prima stagione epidemica dal virus respiratorio sinciziale (RSV). “Si tratta di un anticorpo monoclonale – spiega Martino Barretta, pediatra e referente nazionale Area Vaccini e Immunizzazione della FIMP, in un’intervista a Sanità Informazione – che nei bambini nati in questo periodo può essere somministrato direttamente nei centri nascita. Per i bambini nati da aprile a settembre, invece, l’immunizzazione può essere effettuata dai pediatri di libera scelta o nei centri vaccinali, a seconda delle decisioni regionali. Sarebbe auspicabile, però, che, pur in assenza di Linee Guida Nazionali, tutte le regioni scegliessero la somministrazione negli studi dei pediatri, che già conoscono i piccoli pazienti e instaurano un rapporto di fiducia con le famiglie”. Questa modalità permetterebbe anche di recuperare i neonati che, alla nascita, non hanno ricevuto l’anticorpo.
Il RSV è un virus respiratorio che circola nella stessa stagione dell’influenza, da novembre fino a marzo-aprile. “La maggior parte dei bambini sotto i due anni contrae l’infezione – spiega Barretta – ma i più vulnerabili sono quelli sotto i sei mesi, perché le vie respiratorie non sono ancora mature. L’infezione può iniziare con rinorrea e tosse, ma nei più piccoli può interessare le basse vie respiratorie, provocando bronchiolite o broncopolmonite. Per questo i ricoveri pediatrici sono più frequenti in questa fascia di età”. Il virus si trasmette attraverso le goccioline respiratorie, ad esempio quando i bambini tossiscono o parlano a distanza ravvicinata. La prevenzione, purtroppo, è limitata a misure generiche come il lavaggio delle mani e l’evitare ambienti affollati.
Fino a poco tempo fa, la protezione era limitata a bambini con fattori di rischio specifici, come patologie cardiache o respiratorie, con un anticorpo monoclonale che doveva essere somministrato ogni mese. La novità di quest’anno è un anticorpo che dura cinque-sei mesi e può essere somministrato una sola volta, proteggendo così il neonato per tutta la stagione epidemica. “L’anno scorso, nelle regioni che hanno avviato la somministrazione dell’anticorpo monoclonale– racconta Barretta – l’impatto è stato evidente con la netta riduzione dei ricoveri e degli accessi nei nostri ambulatori per bronchiolite tra quelli immunizzati. L’anticorpo è sicuro: gli studi prima dell’autorizzazione e l’esperienza sul campo della scorsa stagione hanno evidenziato che gli effetti collaterali sono lieve e rari , con rare reazioni cutanee locali”.
Secondo Barretta, la somministrazione presso l’ambulatorio del pediatra di famiglia garantisce continuità: “Il pediatra segue il bambino fin dai primi giorni di vita per bilanci di salute, allattamento e altre vaccinazioni. Somministrando l’anticorpo direttamente in ambulatorio possiamo individuare, contattare e informare le famiglie, anche quelle che alla nascita avevano rifiutato la somministrazione. Questo rapporto di fiducia è fondamentale per una copertura uniforme ed efficace”. L’auspicio è che in tutte le regioni italiane la somministrazione venga resa possibile negli studi pediatrici, garantendo così protezione a tutti i bambini durante la loro prima stagione di esposizione al virus.
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