Cittadinanzattiva diffonde un documento in cui si mostrano progressi e criticità nella prevenzione delle infezioni da virus respiratorio sinciziale
Promossa la prevenzione delle infezioni da virus respiratorio sinciziale nella prima infanzia tramite l’anticorpo monoclonale, ma bocciata l’equità di accesso agli anziani, fragili e donne in gravidanza. Sono queste alcune delle informazioni che emergono oggi dalla presentazione del documento finale del progetto “Osservatorio VRS: accesso equo alla prevenzione”, che offre un’analisi dettagliata degli elementi positivi e delle criticità relative all’introduzione dei nuovi strumenti di immunizzazione in Italia – il vaccino per le donne in gravidanza, l’anticorpo monoclonale per i neonati e i vaccini per adulti fragili e anziani – con proposte concrete relative ad ogni area di interesse. Il report, frutto di un anno di attività, e il lavoro dell’Osservatorio, sono promossi da Cittadinanzattiva.
Copertura nella prima infanzia superano l’80%
L’Osservatorio ha rilevato un successo significativo nei neonati con coperture che superano l’80% e un modello organizzativo che prevede la somministrazione nei punti nascita per i nati “in stagione” (tra ottobre 2025 e marzo 2026) e l’attivazione di centri vaccinali o dei pediatri di libera scelta per la coorte di recupero (i nati fuori dalla stagione di massima circolazione del VRS, tra aprile 2025 e settembre 2025). Per la stagione 2025-2026, si è registrata una partenza sincronizzata in tutte le Regioni, per questo target. Nonostante questi dati positivi, l’analisi ha fatto emergere cinque criticità strutturali che compromettono l’equità e la stabilità del sistema: governance nazionale insufficiente, disomogeneità territoriale, comunicazione pubblica carente, non adeguato finanziamento sulla prevenzione, lentezza nell’accesso all’innovazione.
“Manca una visione programmatica unitaria”
“Il nostro Osservatorio mostra chiaramente che l’Italia ha tutti gli strumenti per contrastare efficacemente il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), ma manca ancora una visione programmatica unitaria”, dichiara Valeria Fava, coordinatrice nazionale delle politiche per la salute di Cittadinanzattiva. “L’immunizzazione dei neonati con anticorpo monoclonale è ormai un modello che funziona; per la vaccinazione materna sembrerebbero esserci passi in avanti; mentre per gli adulti fragili e anziani non è stata definita alcuna programmazione nazionale strutturata, con la sola Sicilia ad aver formalizzato l’offerta, nonostante l’elevato impatto documentato in termini di ricoveri e decessi legati all’VRS negli over 60 e nei soggetti fragili”, aggiunge.
“La prevenzione non è una spesa, ma un investimento strategico”
“È urgente che le istituzioni ricostruiscano al più presto una regia nazionale stabile, definiscano un quadro unico per il VRS che includa tutte le strategie nei vari target nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) aggiornando il Calendario vaccinale e assicurino finanziamenti adeguati”, sottolinea Fava. “La prevenzione non è una spesa, ma un investimento strategico che produce un risparmio esponenziale per il Servizio Sanitario Nazionale”, aggiunge. Le criticità rilevate dall’Osservatorio hanno conseguenze in vari ambiti. Già in tema di vaccinazione materna, si può parlare di un’opportunità mancata per l’assenza, almeno fino ad oggi, di un indirizzo e di risorse nazionali dedicate, tanto che nella stagione 2025-2026 è stata inclusa nell’offerta solo da Sicilia, Marche e Basilicata.
Il target degli anziani e dei fragili è scoperto
Il target degli adulti fragili e anziani rimane del tutto scoperto: nonostante vi siano raccomandazioni da parte del Calendario per la vita e delle società scientifiche; nonostante l’impatto del VRS sugli anziani e sui soggetti fragili sia davvero elevato; nonostante i principali Paesi europei abbiano già introdotto la vaccinazione anti-RSV negli adulti vulnerabili, in Italia, non è stata definita alcuna programmazione nazionale strutturata, con la sola Sicilia ad aver formalizzato l’offerta.
Il finanziamento nazionale previsto di 50 milioni di euro è insufficiente
La bozza di Intesa di novembre 2025 poi, si limita a proporre uno studio pilota nazionale, che però rischia di rallentare enormemente le decisioni. Altro nodo cruciale, la sostenibilità economica: il finanziamento nazionale previsto di 50 milioni di euro è ritenuto anch’esso insufficiente, soprattutto includendo la vaccinazione in gravidanza. Inoltre, il finanziamento è sempre stato tardivo (metà ottobre 2024 per la stagione precedente e novembre 2025, ancora in bozza, per l’attuale) e la ripartizione tra le Regioni incompleta. Infine, anche nel modello positivo per la prima infanzia, la bozza di Intesa di novembre 2025 presenta un’incongruenza, restringendo inspiegabilmente la coorte di recupero ai soli nati nei 100 giorni precedenti. Considerazioni queste, del tutto in linea con quelle evidenziate dalle Regioni nel documento, reso noto ieri, del Coordinamento Interregionale Prevenzione.
Regia nazionale assente e forti disuguaglianze
A livello generale, infine, la prima stagione (2024-2025) è stata segnata da una regia nazionale assente e da forti disuguaglianze, mentre la stagione 2025-2026 è frammentata o carente per i target diversi dai neonati, situazione aggravata da un clima di stallo (proposta di proroga “isorisorse” del PNPV e scioglimento del NITAG, Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni). Il documento finale dell’Osservatorio VRS di Cittadinanzattiva propone anche una serie di raccomandazioni operative raggruppate in cinque aree chiave per assicurare un accesso equo, stabile e sostenibile alla prevenzione contro il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) e rafforzare le politiche di prevenzione nazionale.
Le proposte di Cittadinanzattiva
Sul fronte della governance e coordinamento nazionale, si raccomanda l’immediata re-istituzione del NITAG (o organismo equivalente) per fornire raccomandazioni vincolanti, l’aggiornamento rapido del Calendario Nazionale e del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) e, infine, la garanzia di tempestività e omogeneità nei provvedimenti a tutti i livelli (risorse, target, accordi professionali, modelli organizzativi). Per superare le disomogeneità e garantire equità di accesso, si chiede di includere gli strumenti di immunizzazione efficaci nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), di prevedere un eventuale sistema di solidarietà interregionale per il supporto economico e la ridistribuzione delle dosi e di standardizzare i modelli organizzativi regionali tramite accordi quadro nazionali con i professionisti sanitari di prossimità.
Aumentare la quota del Fondo Sanitario Nazionale destinata alla prevenzione
Riguardo alla comunicazione e fiducia pubblica, è fondamentale creare un piano nazionale integrato sulla prevenzione respiratoria (per VRS, influenza, pneumococco, Covid-19) specie per adulti fragili e anziani con messaggi univoci, formare attivamente i professionisti sanitari come veicoli primari di informazione e collaborare con associazioni di pazienti e organizzazioni civiche. Per la valutazione e sostenibilità economica, le proposte mirano ad aumentare progressivamente e vincolare la quota del Fondo Sanitario Nazionale destinata alla prevenzione, rendere tempestiva la ripartizione dei fondi stanziati, e rendere pubblici i dati di impatto economico e sanitario documentando risparmi e benefici delle campagne vaccinali. Infine, in una prospettiva di innovazione e prospettiva a lungo termine, l’Osservatorio raccomanda di dotarsi di un modello di governance proattivo, capace di pianificare e integrare tempestivamente le innovazioni nel sistema sanitario.
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