Nel 2024 stimati 250mila accessi in Pronto soccorso per violenza sulle donne. Un numero stabile, quindi drammaticamente costante. L’urgenza? Risorse, strutture e uno sguardo nuovo sulla presa in carico delle vittime
C’è un’Italia che non fa rumore e che raramente trova spazio nei dibattiti pubblici, ma che emerge ogni giorno nel lavoro dei Pronto soccorso. È l’Italia dei codici rosa, dati che non rappresentano solo interventi sanitari, ma situazioni di vulnerabilità e richieste di aiuto che arrivano da molte donne. La Simeu, la Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza, ha provato a fotografarla. E il risultato è una cifra che taglia il fiato: nel 2024 si stimano circa 250.000 accessi per violenza sulle donne nei Pronto soccorso italiani. Una cifra che non cresce e non cala. Rimane lì. Immobile. Ed è proprio questa immobilità a renderla ancora più grave.
“Un indice drammatico”: il peso di un numero che non si muove
L’indagine, realizzata nei giorni del 18 e 19 novembre 2025 e presentata all’Accademia dei direttori Simeu, ha coinvolto una cinquantina di Pronto soccorso scelti per rappresentare il 12% del sistema nazionale. Nel 2024, tra queste strutture, sono stati registrati poco più di 3.000 codici rosa, un dato stabile dal 2022 in avanti. Sulla base di questo campione, la proiezione nazionale punta dritta a quei 250mila casi l’anno, che la Simeu definisce senza esitazioni “un indice drammatico”. E lo è perché – spiegano i medici – indica “la gravità costante della violenza di genere in Italia”, un fenomeno che non cede, non arretra, non risparmia.
Codice rosa: quando la cura non è solo clinica
Ma la vera emergenza, avvertono gli esperti, sta anche altrove. Il codice rosa non è infatti un mero atto clinico, ma un intero meccanismo di protezione che si attiva nel momento stesso in cui una donna varca la soglia del Pronto soccorso. “Il Codice Rosa rappresenta un’evenienza per la quale la parte clinica è solo un frammento dell’impegno richiesto – spiega Antonella Cocorocchio, responsabile nazionale dell’Area Infermieristica Simeu -. Le implicazioni assistenziali sono enormi: dall’individuazione di rifugi sicuri all’allontanamento urgente da contesti pericolosi, spesso con bambini coinvolti. E tutto questo, nonostante la massima disponibilità del personale, si scontra con risorse programmate che sono ancora insufficienti”. La macchina dell’emergenza si trova così a gestire compiti sociali, psicologici, logistici per i quali non è stata pensata, ma che oggi diventano inevitabili.
Un sistema che resiste, ma sotto pressione
Il quadro che emerge dalla rilevazione è quello di un sistema che fa tutto quanto può. E, spesso, di più.
“Il Pronto soccorso continua a produrre il massimo impegno possibile nelle condizioni date” osserva Mirko Di Capua, segretario nazionale Simeu. Di Capua richiama le criticità ormai note: la carenza di personale, il fenomeno del boarding – pazienti che sostano a lungo in attesa di ricovero – e l’aumento progressivo degli accessi. Ma invita anche a considerare “la qualità di alcune prestazioni”, quelle che non possono essere ridotte a un protocollo clinico: violenza di genere, disagio psichico crescente, soprattutto tra gli adolescenti. Fenomeni che richiedono tempo, ascolto, competenze trasversali, e un sistema capace di sostenere richieste complesse.
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