Salute 13 Maggio 2025 10:41

Tumori ematologici, sopravvive più a lungo chi vive nei Paesi che investono maggiori risorse in Sanità

Lo dimostra una ricerca europea, condotta nell’ambito del progetto 'Eurocare-6', European cancer registry  based study on survival and care of cancer patients
Tumori ematologici, sopravvive più a lungo chi vive nei Paesi che investono maggiori risorse in Sanità

Destinare maggiori risorse economiche alla Sanità pubblica, significa migliorare la sopravvivenza di coloro che ricevono una diagnosi di tumore ematologico. Lo dimostra una ricerca europea, condotta nell’ambito del progetto ‘Eurocare-6‘ (European cancer registry  based study on survival and care of cancer patients). “Nei Paesi europei che destinano elevate risorse economiche alla sanità, la sopravvivenza per i pazienti affetti da tumori ematologici è molto superiore rispetto ai Paesi con minore spesa sanitaria nazionale”, si legge nello studio, a cui hanno preso parte Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Istituto Superiore di Sanità. L’Italia ha valori in linea o di poco migliori rispetto alla media europea.

Lo studio

“Il nostro studio dimostra inequivocabilmente che gli investimenti in sanità, soprattutto in ricerca ed innovazione terapeutica, hanno un impatto diretto sulla sopravvivenza dei  pazienti affetti da tumore ematologico”, dice la coordinatrice dello studio Claudia Vener, medico e ricercatrice alla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. I risultati di questa ricerca sono stati recentemente pubblicati sulle prestigiose riviste scientificheLancet Oncology ed European Journal of Cancer. Lo studio ha coinvolto circa un milione e 150mila pazienti affetti da patologie onco-ematologiche in 27 Paesi europei.

Le differenze tra gli Stati europei

Dalla ricerca emerge che, soprattutto nei Paesi dell’Est Europa, che investono meno in sanità, si osserva una sopravvivenza a 10 anni inferiore. Per il linfoma non-Hodgkin, per esempio, è dimezzata rispetto ai Paesi che investono di più (Danimarca, Norvegia e Svizzera): 33% contro 62%. Lo stesso si osserva per il linfoma diffuso a grandi cellule B (34% contro 58%), il linfoma mantellare (21% contro  61%), il linfoma follicolare (40% vs 81%), la leucemia mieloide  acuta (6% vs 21%) e la leucemia mieloide cronica (31% vs 65%). Le differenze “sono molto probabilmente legate a un diverso  grado di accesso alle cure e a una diversa disponibilità e  utilizzo di trattamenti efficaci – conclude Silvia Rossi, ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità e co-autrice dello studio -. L’Italia, anche se allineata alla media europea, non raggiunge i livelli di sopravvivenza ottenuti dai Paesi con maggiori investimenti”.

 

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