La solitudine non è solo un problema sociale. Sentirsi soli incide sulla salute e, di riflesso, sui conti della sanità pubblica. Lo dimostra uno studio condotto dall’Università di Exeter e pubblicato su PLOS One, che ha messo in evidenza come le persone che riferiscono di sentirsi “spesso sole” sostengano circa 850 sterline in più ogni anno (quasi mille euro) di spesa sanitaria rispetto ai coetanei che non vivono questa condizione. In alcuni casi la differenza raggiunge le 900 sterline (oltre 1.050 euro).
La ricerca, coordinata da Nia Morrish, ha analizzato i dati di 23.071 partecipanti al grande studio longitudinale “Understanding Society UK”, raccogliendo informazioni sulla solitudine, sul benessere auto-percepito e sui costi sostenuti dal Servizio Sanitario Nazionale britannico tra il 2021 e il 2023. Sono state prese in considerazione visite dal medico di base (49 sterline, circa 57 euro), accessi ambulatoriali (217 sterline, circa 250 euro) e ricoveri ospedalieri (1.111 sterline, circa 1.270 euro). Il 32% del campione ha dichiarato di sentirsi solo “qualche volta”, mentre l’8% ha confessato di sentirsi “spesso” solo. Proprio in quest’ultimo gruppo i ricercatori hanno osservato peggiori indici di salute mentale, una riduzione del benessere e un deterioramento delle funzioni fisiche e cognitive. A questi dati si aggiunge un maggior ricorso ai servizi sanitari, con più visite ambulatoriali e appuntamenti con il medico di base.
Lo studio ha anche rilevato che la differenza di spesa sanitaria associata alla solitudine tende ad aumentare con l’età. Gli anziani soli, infatti, pesano di più sul sistema sanitario rispetto ai loro coetanei non soli. Ma un dato inatteso riguarda i giovani adulti: nella fascia 16-24 anni, chi dichiara di sentirsi spesso solo genera costi sanitari maggiori rispetto ai coetanei non soli e persino rispetto agli adulti di 25-34 e 35-49 anni. Il fenomeno assume quindi una forma a “U”, con le spese più alte concentrate nei giovanissimi e negli anziani.
“Sappiamo che la solitudine ha un effetto significativo sulla salute e sul benessere, in particolare tra gli anziani – spiega Morrish, ricercatrice post-dottorato in economia della salute pubblica -. Tuttavia, conosciamo molto meno del suo impatto sulla popolazione generale e sull’uso dei servizi sanitari. Utilizzando un ampio set di dati, abbiamo esaminato sia le conseguenze sanitarie sia quelle economiche della solitudine. Abbiamo scoperto che le persone che soffrono di solitudine, soprattutto nella giovane età adulta e in età avanzata, ricorrono di più ai servizi sanitari e presentano peggiori indici di salute, benessere e qualità della vita”. Antonieta Medina-Lara, coautrice dello studio e docente dell’Università di Exeter, aggiunge: “I nostri risultati evidenziano l’importanza di riconoscere la solitudine sia come un problema di salute pubblica sia come una priorità per il sistema sanitario. Troppo spesso trascurata, la solitudine comporta notevoli costi personali e sociali. Rendendoli visibili – conclude la ricercatrice – speriamo di incoraggiare nuovi approcci per aiutare le persone a costruire connessioni, migliorare il benessere e ridurre l’onere sui servizi sanitari”.
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