I pazienti con sindrome da stanchezza cronica/encefalomielite mialgica (ME/CFS) presentano una risposta immunitaria innata intensificata a batteri, virus e funghi. Questo è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Partner Journals Metabolic Health and Disease, condotto dagli scienziati del Center for Infection and Immunity (CII) della Columbia University Mailman School of Public Health. Il team, guidato dagli scienziati Xiaoyu Che e Amit Ranjan, ha analizzato campioni di sangue di 56 pazienti affetti da ME/CFS e 52 persone sane reclutate a New York e in California. I ricercatori hanno utilizzato test molecolari per mappare il metaboloma e il proteoma, i metaboliti e le proteine prodotte attraverso processi biologici. Il gruppo di ricerca ha anche esaminato le risposte immunitarie alla stimolazione microbica prima e dopo l’esercizio fisico.
Lo studio, sottolineano gli autori, rivela dettagli a livello molecolare sugli effetti duraturi della sindrome sull’infiammazione e sulla risposta immunitaria, che potrebbero orientare lo sviluppo di interventi terapeutici mirati per ridurre i sintomi della condizione. La stanchezza cronica/encefalomielite mialgica, spiegano gli esperti, è una condizione complessa caratterizzata da affaticamento estremo che non migliora con il riposo e può peggiorare con l’attività fisica o mentale. La maggior parte dei pazienti riferisce sintomi simil-influenzali prima di sviluppare la ME/CFS, per cui i ricercatori hanno ipotizzato una risposta anomala alle infezioni, associata a infiammazione e danni cellulari che compromettono il metabolismo energetico.
I risultati hanno evidenziato delle alterazioni nei processi patologici interconnessi, spesso osservati nelle condizioni infiammatorie croniche, suggerendo uno stato di disfunzione metabolica, disregolazione immunitaria e danno tissutale. Nei pazienti con ME/CFS erano evidenti anche una produzione di energia cellulare alterata, accumulo di metaboliti tossici e rottura delle barriere epiteliali. In aggiunta, nei campioni provenienti dai pazienti con la condizione erano evidenti livelli più elevati di citochine pro-infiammatorie rispetto al gruppo di controllo. Questi effetti erano più evidenti nelle donne. I risultati, commentano gli esperti, suggeriscono che le persone con ME/CFS potrebbero beneficiare di trattamenti personalizzati volti a ridurre lo squilibrio immunitario.
“I nostri risultati – afferma Che – indicano che questa condizione è associata a risposte immunitarie disregolate alle infezioni più comuni. Sebbene le cause della malattia rimangano ignote, comprendere i modi in cui interrompe i vari processi biologici dell’organismo a livello molecolare sta rivelando biomarcatori per specifici sottotipi di ME/CFS che potrebbero informare la ricerca clinica e portare a interventi mirati”.
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