Salute, benessere e prevenzione i consigli quotidiani per vivere meglio.

Fitness 27 Marzo 2018

Vigoressia e ortoressia, quando il culto del corpo diventa un’ossessione

«Il concetto di “ben-essere”, oggi, viene sempre più confuso con quello di “bell-essere”, un mix di comportamenti assunti da quelle persone che seguono più il culto dell’apparire che dell’essere». A spiegare il significato di questo neologismo è Giacinto A.D. Miggiano, Direttore dell’UOC di Dietetica e Nutrizione Umana del Policlinico Gemelli di Roma. Professore, comportarsi in […]

di Isabella Faggiano

«Il concetto di “ben-essere”, oggi, viene sempre più confuso con quello di “bell-essere”, un mix di comportamenti assunti da quelle persone che seguono più il culto dell’apparire che dell’essere». A spiegare il significato di questo neologismo è Giacinto A.D. Miggiano, Direttore dell’UOC di Dietetica e Nutrizione Umana del Policlinico Gemelli di Roma.

Professore, comportarsi in nome del bell-essere può avere conseguenze sulla salute?

«Certo, può condurre a disturbi del comportamento alimentare. Accanto a quelli più noti, come l’anoressia e la bulimia, infatti, ce ne sono molti altri. Si va dall’alimentazione non controllata, disordinata, fino all’alimentazione notturna. In campo sportivo, invece,  possiamo distinguerne due particolari forme: la vigoressia e l’ortoressia».

Di cosa si tratta?

«La vigoressia (chiamata anche “bigoressia” dall’inglese big, grande) e l’ortoressia (o “mangiare corretto”) sono caratterizzate da una mania verso la propria forma fisica. Il desiderio di un corpo magro e muscoloso è costante, così come la tendenza ad attuare un controllo esagerato sul cibo. Si mangia solo leggendo le etichette. Queste persone vogliono evitare di essere “contaminate” dal cibo».

È possibile fare un identikit dei soggetti potenzialmente a rischio?

«Maschi tra i 25 e i 35 anni, seguiti da giovani e adolescenti tra i 18 e i 24 anni. Si tratta di perfezionisti, soggetti che vogliono controllare ogni aspetto della propria vita, alimentazione compresa. Un controllo che per l’individuo rappresenta un modo di rassicurare se stesso».

Esistono dei fattori scatenanti?

«È possibile che i disturbi del comportamento alimentare si manifestino dopo una delusione, un distacco, una sofferenza. Situazioni che possono indurre ad una ricerca di gratificazione nel cibo o nel controllo dell’alimentazione».

Di fronte anche ad un solo sospetto che si possa soffrire di uno di questi disturbi, qual è la prima cosa da fare?

«Innanzitutto, non fare mai da sé, perché si sbaglia. La diagnosi è sempre compito del medico. Il nutrizionista, in particolare, deve classificare la tipologia di disturbo. Poi, se necessario, a seconda della gravità del problema, si assocerà una consulenza di tipo psicologico o psichiatrico».

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Patient Voice. Uno sguardo alle patologie rare: storie di EPN – Oggi alle 15:00

È essenziale aumentare la consapevolezza della malattia sia tra i medici sia tra i pazienti, per facilitare il riconoscimento dei sintomi, garantire un accesso tempestivo a terapie efficaci e m...
Salute

Diabete, Glifozine arriva in farmacia e senza piano terapeutico

Le reazioni delle istituzioni e delle associazioni dei pazienti alla decisione dell'Aifa: “Una semplificazione concreta per milioni di pazienti”
di I.F.
Contributi e Opinioni

SSN. Servizio o Sistema? Perché le parole sono importanti

Tenere insieme queste due dimensioni è oggi la sfida per rendere sostenibile, senza snaturarla, la missione originaria del SSN
Sanità

Consiglio Superiore di Sanità, si è insediata la nuova squadra

La presidenza al professor Alberto Siracusano. Schillaci: "Il Consiglio Superiore di Sanità rappresenta, da sempre, un pilastro della sanità italiana e un riferimento per tutto il sistem...