Sanità 26 Agosto 2014 12:07

Autonomia ed efficienza per portare la speranza in Eritrea 

Le missioni condotte dal prof. Galanti (Consulcesi Onlus) non si limitano all'assistenza, ma a migliorare la qualità del personale e delle strumentazioni

Il professor Salvatore Galanti dedica da anni la sua competenza e la sua esperienza al servizio delle popolazioni meno fortunate. Una vocazione che lo ha portato fino in Africa, in una terra difficile come l’Eritrea, per curare i pazienti e istruire il personale medico del luogo in modo da renderlo sempre più autonomo ed efficiente.

Grazie all’incontro, avvenuto alcuni anni fa, con Massimo Tortorella, Presidente onorario di Consulcesi, la più grande realtà italiana a tutela dei medici, è nata Consulcesi Onlus, di cui Galanti è presidente. Un sodalizio, quello tra Consulcesi e Galanti, che ha dato vita all’importante progetto di sostegno alle missioni dell’equipe medica presso il reparto di Urologia dell’“Orotta Referral Hospital” di Asmara.

Professor Galanti, questo progetto dà una forte spinta a questo percorso di solidarietà.
Sì, e la nascita della Onlus di Consulcesi ci permetterà di pensare e realizzare progetti non più solo di natura sanitaria. Anche il nostro campo d’azione si allargherà: oltre che in Eritrea potremo portare il nostro aiuto anche in altri Paesi africani che versano in condizioni simili, come l’Uganda o il Ruanda. Fermo restando che la nostra priorità resta comunque quella di sviluppare progetti a scopo umanitario nel settore della sanità.

Che impatto ha il lavoro della sua equipe in Eritrea?
Sicuramente grazie al nostro impegno qualcosa in quei luoghi è cambiato in meglio. Mi riferisco sia al mio campo d’azione, che è quello urologico, sia di quello, ad esempio, della Onlus del dottor Petitto, che ha istituito due centri di emodialisi, l’ultimo dei quali si sta sviluppando proprio in questo periodo.

In che modo è possibile sostenere la Onlus dall’esterno?
Chiunque voglia contribuire e partecipare allo sviluppo del nostro progetto può darci una mano anche con un impegno diretto e personale o attraverso semplici donazioni. Dal canto nostro, ci impegniamo a coinvolgere i nostri colleghi medici nella maniera giusta, per fare in modo che partecipino sempre più.

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