Un nuovo studio, pubblicato dai ricercatori del Massachusetts General Hospital e del Beth Israel Deaconess Medical Center, affiliati all’Università di Harvard, ha scoperto che le pratiche avanzate di yoga e meditazione possono invertire l’invecchiamento cerebrale in media di circa 5,9 anni. Pubblicato sulla rivista Mindfulness, lo studio è stato accolto con entusiasmo in vista della Giornata internazionale dello yoga delle Nazioni Unite, che si terrà domani. Lo studio si è concentrato su individui che hanno partecipato al Samyama Sadhana, un ritiro intensivo di yoga e meditazione ideato dallo yogi indiano Sadhguru e offerto dalla Fondazione Isha.
Utilizzando scansioni EEG basate sul sonno, i ricercatori hanno scoperto che questi meditatori esperti avevano un’età cerebrale significativamente più giovane rispetto alla loro età cronologica. I risultati principali dello studio hanno dimostrato che il cervello dei meditatori esperti appare più giovane di 5,9 anni rispetto alla loro età effettiva, il che indica un rallentamento, se non un’inversione, del processo di invecchiamento cerebrale. Inoltre, la qualità del loro sonno è migliorata, con un sonno più profondo e rigenerante che favorisce il benessere cerebrale. Questi meditatori presentavano una memoria più acuta, un pensiero più chiaro e provavano meno stress e solitudine rispetto ad altre persone della loro età che non meditavano. Nel complesso, i risultati suggeriscono che la meditazione potrebbe aiutare a proteggere il cervello dall’invecchiamento e a ridurre il rischio di malattie come l’Alzheimer e la demenza.
Balachundhar Subramaniam, coautore senior dello studio, ha espresso il proprio entusiasmo per i risultati della ricerca. “Questo studio offre prove convincenti che le pratiche yogiche più profonde […] aiutano a preservare la giovinezza del cervello”, commenta. “È stimolante vedere che le antiche pratiche hanno superato il vaglio scientifico. Abbiamo ancora molto da esplorare, ma questo è un passo promettente verso l’integrazione dei migliori aspetti dell’Oriente e dell’Occidente per la salute a lungo termine del cervello”, aggiunge. Lo studio ha sfruttato i dati EEG del sonno, un metodo all’avanguardia e non invasivo per stimare l’età cerebrale e valutare oggettivamente gli effetti a lungo termine della meditazione sulla salute neurologica.
I ricercatori hanno utilizzato delle fasce EEG per monitorare l’attività cerebrale durante il sonno e hanno misurato il Brain Age Index (BAI), un biomarcatore convalidato collegato al declino cognitivo, al rischio di demenza e alla salute generale del cervello. Il BAI permette di capire quanto è giovane o vecchio il proprio cervello in base alla sua attività elettrica. I risultati hanno mostrato che il BAI dei meditatori era significativamente più giovane di quello dei non meditatori. Precedenti studi sul programma Samyama hanno evidenziato una sua capacità di migliorare la risposta immunitaria, ridurre l’infiammazione, favorire la salute metabolica e promuovere il benessere mentale. I principali risultati includono, oltre all’inversione dell’età cerebrale di 5,9 anni in media, anche un miglioramento del sonno profondo, fondamentale per la memoria e il ripristino neurale; un miglioramento delle funzioni cognitive, tra cui una migliore memoria, maggiore lucidità e riduzione dello stress; e una riduzione del rischio di Alzheimer e demenza, evidenziando un potenziale significativo in termini di prevenzione.
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