Un nuovo test diagnostico, semplice e meno invasivo, potrebbe cambiare radicalmente la sorveglianza dei pazienti con esofago di Barrett (una condizione in cui il rivestimento dell’esofago, il tubo che collega la bocca allo stomaco, viene sostituito con un tipo di tessuto simile a quello che riveste l’intestino, ndr) riducendo significativamente il ricorso alla gastroscopia. Lo hanno messo a punto i ricercatori dell’Università di Cambridge in uno studio pubblicato ieri su The Lancet. L’adenocarcinoma esofageo è una malattia insidiosa, la cui sopravvivenza a cinque anni rimane tra il 15 e il 20% . La diagnosi precoce è quindi cruciale, e l’esofago di Barrett – una condizione pre-tumorale – rappresenta l’obiettivo principale del monitoraggio periodico tramite endoscopia.
Il dispositivo, definito “pill‑on‑a‑thread” (una capsula con spugnetta collegata a un filo), è ingerito dal paziente come una normale compressa. Una volta raggiunto lo stomaco, la capsula si scioglie e libera la spugna, che viene poi ritirata delicatamente, raschiando le cellule dell’esofago. Il materiale raccolto viene analizzato alla ricerca di marcatori cellulari anomali, come alterazioni del p53 o presenza di cellule atipiche.
Lo studio ha coinvolto 910 pazienti seguiti in 13 ospedali del Regno Unito. I risultati mostrano che il 15% è stato classificato a rischio alto, con alterazioni rilevanti (p53 e/o atipia), e tra loro il 38% presentava già lesioni precancerose (fino all’85% se entrambi i marcatori erano presenti). Il 54% è risultato a rischio basso, senza marcatori né fattori aggiuntivi: in questo gruppo solo 2 pazienti (0,4%) avevano una displasia di alto grado — nessun caso di tumore conclamato. Grazie a questi dati, la spugnetta è efficace nel distinguere chi necessita ancora di gastroscopia e chi può essere seguito con questo test meno invasivo.
“Se ampiamente adottato, questo approccio innovativo potrebbe risparmiare a un numero significativo di persone il disagio delle endoscopie invasive, portandolo nell’ambito dell’assistenza di comunità, abbiamo il potenziale per salvare più vite”, commenta Michelle Mitchell, CEO di Cancer Research UK, finanziatrice del progetto.
La prof. Rebecca Fitzgerald dell’università di Cambridge ricorda che l’endoscopia, pur essendo efficace, dipende dall’operatore e dall’attrezzatura, ed è “non molto piacevole” per i pazienti. Il dott. Keith Tan, primo autore, sottolinea l’efficacia della spugnetta, facilmente gestibile da infermieri con formazione minima, alleggerendo le risorse ospedaliere . “Metà dei pazienti cadranno nel gruppo a basso rischio, per questo – conclude il prof. Peter Sasieni del Queen Mary, Londra – è ragionevole sostituire le endoscopie con questo test”.
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