Salute 28 Maggio 2024 14:10

Pronto soccorso, chi ci va ci rimane (in media) 31 ore

Il Report Simeu: cambia e invecchia la popolazione dei pazienti che vanno in pronto soccorso e, di conseguenza, le necessità di assistenza. Aumentano i pazienti molto anziani, con più di 80 anni di età
Pronto soccorso, chi ci va ci rimane (in media) 31 ore

I pronto soccorso italiani assomigliano sempre di più ad percorso ad ostacoli, con attese lunghe ed estenuanti e posti letto che scarseggiano. Nel 2023 il tempo medio di permanenza si è attestato a 31 ore, il 25% in più (ben 6 ore) rispetto al 2019. A fotografare la sofferenza dei reparti italiani è l’Osservatorio della Società italiana di medicina d’Emergenza-Urgenza (Simeu), che presenterà il Report integrale in occasione del congresso nazionale della società scientifica, in calendario dal 30 maggio al 1 giugno a Genova. Per descrivere l’evoluzione del settore è stata eseguita una rilevazione su un campione significativo di pronto soccorso italiani raffrontando i dati relativi all’anno 2019 (anno pre-pandemico, con circa venti milioni di accessi nazionali) con quelli relativi all’anno 2023 (18 milioni di accessi, dati Agenas).

+ 25% di attesa

“Il tempo d’attesa per il ricovero in area medica – spiega Salvatore Manca, past president Simeu – è aumentato in pochi anni del 25%: 6 ore in più. Quel tempo ha un valore assoluto che riflette il disagio dei pazienti e l’impegno assistenziale messo in atto nei pronto soccorso, sempre più a corto di strumenti per provvedere alle nuove esigenze. Se si moltiplica il tempo di 31 ore per il numero dei ricoveri in Medicina in un anno emerge una cifra spaventosa: decine di milioni di ore di assistenza e cura in barella”. Cambia, e invecchia notevolmente, la popolazione dei pazienti che vanno in pronto soccorso e, di conseguenza, le necessità di assistenza. Aumentano, infatti, i pazienti molto anziani, con più di 80 anni di età che se nel 2019 rappresentavano il 23% degli accessi totali, pari a circa 4.600 pazienti registrati, nel 2023 si è arrivati al 27% degli accessi totali, ovvero 4.860mila.

Cresce la spesa per l’assistenza in pronto soccorso

“È un dato impressionante – dice il responsabile dell’Osservatorio Simeu, Andrea Fabbri -. A fronte di una diminuzione del numero totale degli accessi di pronto soccorso, l’incremento relativo di pazienti così anziani provoca un aumento, in termini assoluti, di oltre 250mila casi. Ma è ancora più importante comprendere che è la composizione della popolazione del pronto soccorso a mutare profondamente. Le esigenze cliniche e assistenziali di pazienti così anziani moltiplicano l’impegno necessario da parte di tutti gli operatori (medici, infermieri, operatori soci sanitari) per un fattore di incremento che è certamente superiore alla semplice differenza numerica”. Cresce la spesa per l’assistenza in pronto soccorso nel 2023 rispetto al 2019 calcolata per ciascun paziente: gli esami di laboratorio sono costati il 13% in più, ed è cresciuto il costo per la diagnostica per immagini del 23%, del 15% per i farmaci. E sono stati circa il 3,5% i pazienti registrati in pronto soccorso che hanno eseguito più di 5 accessi nel solo 2023.

C’è chi ricorre frequentemente al Pronto Soccorso

“Il dato dei costi per paziente – spiega Beniamino Susi, vicepresidente nazionale Simeu – è grezzo e andrebbe approfondito e meglio definito. Quel che sappiamo è che l’incremento, in generale, è legato solo in minima parte a un aumento dei prezzi e deriva soprattutto dal crescere delle attività. Il che è certamente il risultato sia del maggior tempo di stazionamento in pronto soccorso di tanti pazienti, sia dell’incremento della loro complessità clinica e dell’accuratezza della diagnostica e della terapia effettuata in pronto soccorso”. Per quanto riguarda il fenomeno del ricorso frequente a queste strutture da parte di uno stesso paziente, per Antonio Voza, segretario nazionale Simeu, “le cause degli accessi ripetuti sono molteplici e molto differenti tra loro: ci sono persone con grandi difficoltà sociali, come i senza fissa dimora, ma anche pazienti con condizioni croniche che hanno necessità frequenti, come i pazienti con patologia psichiatrica, oncologica, geriatrica. Il denominatore comune è certamente la presenza di problematiche, siano cliniche o assistenziali, che comunque non trovano soluzioni e generano inevitabilmente la categoria dei ‘frequent flyers’ del pronto soccorso: l’espressione evidente di carenze esterne all’obiettivo della medicina d’emergenza urgenza ma che possono rivolgersi solo ad essa”.

Aumentano gli accessi, diminuisce il personale

Per Fabio De Iaco, presidente Simeu i dati analizzati “evidenziano un generale incremento della complessità che il pronto soccorso italiano continua ad affrontare: sono numeri che esprimono incrementi aritmetici ma che andrebbero letti come esponenziali, visto che ogni segno più corrisponde a un aumento di attività su persone che hanno necessità cliniche e assistenziali che coinvolgono più professionisti. Tutto questo in un contesto di progressivo depauperamento degli organici e di frequente inadeguatezza di spazi e strutture. È l’ennesima conferma di quanto rilevato da anni: il pronto soccorso è lo specchio della situazione complessiva del Ssn, ma anche, allo stato attuale, l’unica risposta possibile per molte condizioni. Nella discussione generale sulla necessità di una profonda riforma strutturale dell’intero Ssn i nostri dati esprimono la necessità impellente di soccorrere il mondo dell’emergenza urgenza, in attesa che gli auspicati provvedimenti generali – che attendiamo di vedere identificati e attuati – possano finalmente produrre effetti concreti. Il tempo delle analisi è decisamente finito. Non ci stancheremo mai di evidenziarlo: serve – conclude – una corretta progettualità accompagnata da giusti investimenti”.

 

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