Salute 1 Febbraio 2024 14:41

Parkinson: scoperta una nuova spia utile per la diagnosi precoce

C'è una nuova traccia neurochimica nel cervello che può essere considerata una "spia" precoce del Parkinson. Si tratta dell’aminoacido D-serina che, se presente a concentrazioni elevate nel sangue, è collegato a un esordio tardivo del Parkinson. A scoprirlo è stato un team di ricercatori interamente italiano, pubblicato sulla rivista Neurobiology of Disease
Parkinson: scoperta una nuova spia utile per la diagnosi precoce

C’è una nuova traccia neurochimica nel cervello che può essere considerata una “spia” precoce del Parkinson. Si tratta dell’aminoacido D-serina che, se presente a concentrazioni elevate nel sangue, è collegato a un esordio tardivo del Parkinson rispetto ai pazienti con bassi livelli di questa sostanza, suggerendo un possibile effetto neuroprotettivo del D-amino acido sull’insorgenza della malattia. A scoprirlo è stato un team di ricercatori interamente italiano, composto da neuroscienziati, biochimici e neurologi del centro di ricerca Ceinge Biotecnologie Avanzate Franco Salvatore, dell’Università Luigi Vanvitelli, dell’Università di Pavia e dell’Ircss Mondino. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Neurobiology of Disease.

Il Parkinson colpisce oltre 9 milioni di persone in tutto il mondo

I ricercatori hanno anche trovato livelli di D-serina aumentati in pazienti di sesso femminile, mentre non hanno riscontrato differenze tra maschi affetti e rispettivi casi controllo. Questa scoperta apre nuovi scenari di applicazione della cosiddetta “medicina di genere” nell’ambito della malattia di Parkinson. Quest’ultima è una patologia neurodegenerativa, cronica, lentamente progressiva, che coinvolge diverse funzioni motorie, vegetative, comportamentali e cognitive, con conseguenze sulla qualità di vita di chi ne soffre. Il Parkinson è il più frequente dei “disordini del movimento“. Si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente a causa della degenerazione di neuroni in un’area chiamata “sostanza nera”. Dal midollo al cervello cominciano a comparire anche accumuli di una proteina chiamata “alfa-sinucleina“, che secondo alcuni, potrebbe essere la responsabile della diffusione della malattia in tutto il cervello. Si stima che il Parkinson colpisca più di 9 milioni di persone in tutto il mondo.

Studi in corso sulle alterazioni del metabolismo della D-serina

Dopo aver scoperto il ruolo dell’aminoacido D-serina nel Parkinsonm i ricercatori sono già al lavoro per studiare se le alterazioni del metabolismo della D-serina possono essere legate allo stress ossidativo, anch’esso implicato, come rilevato da precedenti studi, nella patogenesi della malattia di Parkinson. “Si tratta di uno studio preliminare – commenta Alessandro Usiello, direttore del Laboratorio di Neuroscienze traslazionali del Ceinge e professore di Biochimica clinica dell’università Vanvitelli – che potremo approfondire su casistiche di pazienti più ampie”. La ricerca è stata supportata dalla Fondazione Cariplo e dal progetto Mnesys finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca, Piano nazionale di recupero e resilienza.

 

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