Il latte materno protegge i neonati dall’enterocolite necrotizzante (NEC). A sottolinearlo è la Società italiana di neonatologia (Sin), in occasione della giornata di sensibilizzazione sulla NEC, istituita il 17 maggio dalla NEC Society, organizzazione no-profit mondiale. L’enterocolite necrotizzante (Necrotizing EnteroColitis, NEC) è una delle emergenze neonatali più temibili nel nato gravemente pretermine. Si può manifestare nelle prime settimane di vita e il timing dell’insorgenza è variabile, essendo inversamente correlato all’età gestazionale, con un’infiammazione della mucosa intestinale che può evolvere dai quadri clinici meno intensi, sin verso la necrosi ischemica dell’intera parete intestinale con perforazione.
La terapia consiste, inizialmente, nel mettere a riposo l’intestino, sospendendo l’alimentazione enterale e nutrendo il neonato per via venosa, nella somministrazione di terapia antibiotica e di terapia di supporto in base ai sintomi sistemici presentati (farmaci inotropi, trasfusioni di emoderivati); nelle fasi avanzate o in caso di perforazione intestinale è necessario ricorrere all’intervento chirurgico per asportare i tratti di intestino danneggiati dalla necrosi. La NEC riguarda prevalentemente i neonati pretermine, interessando circa il 6% dei neonati con peso neonatale minore di 1500 grammi e l’8% dei neonati con peso neonatale minore di 1000 grammi. Questa patologia può riguardare anche i neonati a termine, tra i quali può presentarsi con una frequenza compresa tra 0.05–0.71 per 1000 nati vivi, laddove ci siano dei fattori di rischio sottostanti, quali le cardiopatie congenite o degli eventi ipossico-ischemici perinatali.
Sebbene il riconoscimento precoce e il trattamento tempestivo di questa condizione abbiano migliorato i risultati clinici, la NEC è tuttavia gravata da un’elevata mortalità (fino al 23% nei neonati con peso neonatale minore di 1000 g) e da una sostanziale morbilità a lungo termine, rappresentata essenzialmente da problematiche quali la sindrome dell’intestino corto, nel caso in cui si sia resa necessaria la resezione di lunghi tratti di intestino necrotico. “Gli sforzi preventivi si sono concentrati sull’identificazione di interventi che possano ridurre il rischio, la frequenza e la gravità della NEC”, afferma Simonetta Costa, segretaria del Gruppo di Studio del Neonato Chirurgico della Sin. “Poiché la NEC si verifica prevalentemente nei neonati pretermine, la prevenzione della nascita pretermine avrebbe un impatto significativo sulla sua incidenza”, aggiunge.
La somministrazione di corticosteroidi prenatali a tutte le donne a rischio di parto pretermine entro sette giorni dal parto è un potente strumento di prevenzione, perché in grado di ridurre il rischio di NEC, oltre che di altre condizioni legate alla prematurità, come la sindrome da distress respiratorio, la retinopatia della prematurità, l’emorragia intraventricolare e la mortalità in generale. “Un altro strumento di grande importanza per la prevenzione della NEC è il latte umano”, sottolinea Massimo Agosti, presidente della SIN. “Secondo le raccomandazioni della nostra Società Italiana di Neonatologia e delle altre società scientifiche nazionali ed internazionali che si occupano di nutrizione neonatale, il latte della propria mamma è la prima scelta anche per i neonati prematuri”, aggiunge.
“Se il latte materno non è disponibile, il latte umano donato – prosegue Agosti – rappresenta la prima alternativa, pur offrendo benefici protettivi leggermente minori a causa delle procedure cui è soggetto di congelamento, pastorizzazione e conservazione”. I meccanismi attraverso i quali il latte materno riduce il rischio di NEC includono l’abbassamento del pH gastrico, il miglioramento della motilità intestinale e la riduzione del rischio di disbiosi intestinale, grazie all’effetto antimicrobico garantito da fattori prebiotici e probiotici presenti nel latte materno. L’effetto protettivo del latte umano sembra essere dose-dipendente, in quanto a un maggiore apporto di latte corrisponde una protezione proporzionalmente più elevata nei confronti della NEC. Il latte materno della propria madre, quindi fresco e non pastorizzato, è talmente importante che il colostro prodotto nelle prime fasi della lattazione può costituire un vero e proprio strumento terapeutico.
La terapia orale del colostro consiste nella somministrazione di gocce di colostro materno nella bocca del neonato entro il primo giorno di vita, nell’attesa che possa ricevere una vera e propria nutrizione enterale. Le quantità di colostro fornite in questa maniera vengono assorbite direttamente a livello della mucosa orale e in minima parte raggiungono il tratto gastrointestinale. Le evidenze scientifiche attualmente disponibili evidenziano che la terapia orale con colostro è efficace nel ridurre l’incidenza di NEC.
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