Sono oltre 90mila le persone che ogni anno perdono la vita in Italia a causa del fumo di sigaretta. Numeri che, in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, spingono la Fondazione Umberto Veronesi e l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) a chiedere, ancora una volta, quello che la scienza conferma da tempo: “Alzare le tasse sul tabacco“. Questo perchè è dimostrato che l’aumento della tassazione riduce il numero di fumatori, soprattutto tra i giovani, e libera risorse per la sanità pubblica.
Il tema scelto dall’OMS per il World No Tobacco Day 2025 è “Unmasking the Appeal”, ovvero “smascherare la seduzione”, quella che il marketing del tabacco esercita ogni giorno, soprattutto sui più giovani. La Fondazione Veronesi, da oltre vent’anni impegnata su questo fronte, rilancia oggi la sfida alle istituzioni: non c’è più tempo per rinvii. A fianco dell’advocacy, la Fondazione sostiene ricerca oncologica, programmi educativi, attività di well-being aziendale e progetti per rendere davvero culturale la scelta di non fumare. “Non possiamo più ignorare la discrepanza tra ciò che sappiamo e ciò che facciamo” è, infatti, il messaggio che arriva forte dal mondo scientifico.
A confermare l’efficacia del pugno duro sull’aumento delle tasse sul tabacco sono due esperienze internazionali: quella della Francia, dove dal 2017 il costo medio di un pacchetto è salito da sette a quasi 11 euro (e salirà a 13 entro il 2027) e i fumatori tra i 17enni sono scesi dal 25% al 15%, e l’esperienza dell’Irlanda, dove un pacchetto supera ormai i 15 euro e il tasso dei fumatori adulti è sceso in sei anni dal 23% al 18%. Sono favorevoli a questa strategia, secondo i dati raccolti dal Cergas Sda Bocconi, sei italiani su dieci che vorrebbero raddoppiare il prezzo delle sigarette, portandolo a 11-12 euro. “Francia e Irlanda hanno usato la fiscalità per promuovere salute, non solo per fare cassa – osserva Amelia Compagni, direttrice Cergas – . Ma l’aumento delle accise deve far parte di una strategia più ampia: prevenzione, educazione, trattamento della dipendenza. Solo così possiamo pensare a una generazione davvero libera dal tabacco”.
“Il fumo è responsabile dell’85% dei decessi per tumori a polmoni, trachea e bronchi”, ricorda Giulia Veronesi, chirurga toracica al San Raffaele. Ogni anno in Italia oltre 390mila nuove diagnosi di cancro sono legate in buona parte a stili di vita evitabili. “Abbiamo evidenze forti e pubbliche: tassare riduce il consumo. Eppure, restiamo indietro – denuncia Francesco Perrone, presidente AIOM -. Non è solo un problema sanitario. È un’occasione economica: con le risorse recuperate si potrebbero finanziare campagne, terapie e servizi per chi vuole smettere”. Secondo le stime, il fumo costa 26 miliardi di euro all’anno tra spese sanitarie e danni economici indiretti. E peggiora le disuguaglianze sociali: chi ha meno istruzione o risorse è più esposto al marketing del tabacco e ha più difficoltà ad accedere alla diagnosi precoce.
Oggi, un pacchetto di sigarette in Italia costa poco più di 5 euro. È tra i prezzi più bassi d’Europa. Eppure, se il costo raddoppiasse, un terzo dei fumatori smetterebbe, e un altro terzo ridurrebbe il consumo. Non lo dicono i medici, lo dicono gli stessi cittadini intervistati da AstraRicerche. Solo il 20% si dice contrario alla misura, anche se estesa alle sigarette elettroniche. Ma il punto non è solo quanto si incassa. È come si usano quelle risorse. La maggior parte degli italiani, secondo l’indagine, vorrebbe vederle reinvestite in: educazione scolastica alla prevenzione, servizi per smettere di fumare e campagne informative contro le malattie fumo-correlate.
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