Salute 30 Marzo 2022 16:45

Fotoferesi extracorporea, il paradosso: il SSN la ritiene essenziale, ma non la rimborsa

Per accendere i riflettori su questa contraddizione, esperti del settore e rappresentanti istituzionali si sono riuniti alla camera dei Deputati. Presentato il primo studio che misura l’impatto del trattamento in termini risultati clinici, qualità di vita e sostenibilità per il SSN

È una terapia inserita trai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ma la sua tariffazione non è mai stata definita. È questo il paradosso della Fotoferesi extracorporea che, pur essendo ritenuta “essenziale”, non è rimborsata dal Sistema Sanitario Nazionale.
Eppure, la Fotoferesi extracorporea è, in molti casi, un salvavita, non sostituibile con altre terapie. È efficace nel trattamento di condizioni cliniche particolarmente complesse, come la prevenzione del rigetto d’organo dopo un trapianto di cuore o di polmone, la malattia del trapianto contro l’ospite (GvHD), che può verificarsi in seguito al trapianto di cellule staminali o di midollo osseo, il linfoma cutaneo a cellule T.

L’impegno delle istituzioni

Per accendere i riflettori su questa situazione, esperti del settore e rappresentanti istituzionali si sono riuniti alla camera dei Deputati, durante l’evento “La Fotoferesi extracorporea: dall’inserimento nei LEA all’effettivo accesso dei pazienti alle terapie”. L’iniziativa ha visto il coinvolgimento di un board di esperti del Centro Nazionale Sangue, della Società Italiana di Emaferesi e Manipolazione Cellulare (SidEM), della SDA Bocconi School of Management e il supporto dell’Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma (AIL), ed è stata realizzata con il contributo non condizionante di Mallinckrodt Therakos.

«L’articolo 32 della Costituzione italiana sancisce il diritto alla salute di tutti i cittadini italiani e – commenta Andrea Mandelli, Vice presidente della Camera dei Deputati – riconoscere, finalmente, una tariffazione alla Fotoferesi extracorporea, che ne permetta il rimborso attraverso il SSN, significherebbe offrire un riscontro concreto a tale diritto»

Una speranza di vita unica e insostituibile

La Fotoferesi extracorporea è una terapia immunomodulatoria che consiste nella raccolta dei globuli bianchi del paziente, sottoposti ad una terapia attivata dai raggi UVA prima di essere rinfusi. «Rappresenta l’unica speranza di vita per pazienti trapiantati di polmone con rigetto cronico se si esclude il re-trapianto, una pratica ancor più complessa e non sempre utilizzabile – spiega Mario Nosotti, Direttore Chirurgia Toracica e Trapianti di Polmone, Policlinico Milano -. Il trapianto polmonare è il più delicato dei trapianti di organi solidi salvavita – aggiunge lo specialista –  e in Italia si eseguono circa 150 trapianti di polmone ogni anno».

Il primo studio sulla sostenibilità dei costi del trattamento

Per dimostrare l’urgenza e l’importanza di garantire un accesso equo a questa terapia salvavita, attraverso la definizione di una tariffa nazionale, è stato condotta una ricerca ad hoc. Si tratta del primo studio che ha misurato l’impatto della Fotoferesi extracorporea in termini di outcome clinici, qualità di vita e sostenibilità per il SSN con l’obiettivo di individuare strategie funzionali per un accesso alla terapia più ampio e paritetico da parte dei pazienti.

I risultati, ottenuti grazie alla collaborazione del Centro Nazionale Sangue, la Società Italiana di Emaferesi e Manipolazione Cellulare (SidEM) e la SDA Bocconi School of Management, mettono in evidenza la sostenibilità dei costi: «La stima per singolo trattamento è di circa mille euro, un impegno economico ragionevole per il SSN, soprattutto se rapportato ai costi da affrontare per la gestione di eventuali decorsi complessi delle patologie e ricoveri – dice Francesca Lecci, Associate Professor of Practice di Government, Health and Not for Profit, SDA Bocconi School of Management -.

Il nostro studio mette in evidenza come l’utilizzo di tecniche diverse permetta anche di diminuire nettamente le ore di impegno richieste al paziente, passando da sei ore a meno di tre. Cambia l’esperienza vissuta dall’ammalato, i livelli di rischio e, soprattutto, cambiano i fattori produttivi usati che possono essere focalizzati maggiormente sul personale o sulla tecnologia, a seconda delle necessità».

La voce dei pazienti

A supporto dei risultati ottenuti attraverso lo studio sull’impatto della Fotoferesi extracorporea c’è anche la voce dei pazienti che, quotidianamente, vivono sulla propria pelle le conseguenze delle difficoltà di accesso al trattamento salvavita. «È una terapia dai molteplici vantaggi, benefici che devono poter essere accessibili a tutti i pazienti dal nord al sud della penisola, senza discriminazione alcuna – dice Felice Bombaci, Responsabile nazionale Gruppo AIL Pazienti -. Definirne la tariffa è assolutamente necessario e urgente, poiché permetterne un utilizzo diffuso significa donare un’opportunità di vita che altrimenti sarebbe negata a molti, troppi pazienti».

Atteso l’impegno del Ministero della Salute

Ora, le posizioni condivise tra clinici, pazienti e istituzioni, supportate da evidenze scientifiche, sulla necessità di garantire un accesso omogeneo alla Fotoferesi extracorporea a tutti coloro che possono beneficiarne, saranno sottoposte all’attenzione del Ministero della Salute, affinché la richiesta del riconoscimento di una tariffa adeguata trovi una risposta concreta a beneficio della comunità dei pazienti, dei clinici e del SSN. «Non sarà un percorso semplice e ne siamo consapevoli, altrimenti non avremmo organizzato un evento di sensibilizzazione come quello odierno – sottolinea l’onorevole Mandelli -. Ma i risultati dello studio presentato oggi fanno ben sperare: il costo di questo trattamento – conclude – è assolutamente accessibile per un sistema sanitario evoluto come quello italiano».

 

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