Advocacy e Associazioni 3 Ottobre 2025 10:44

Radioterapia: AIRO, volontari sono un perno invisibile che umanizza le cure

Ogni giorno, nei reparti di radioterapia, centinaia di volontari affiancano con discrezione i pazienti oncologici che li supportano nel percorso terapeutico. A puntare i riflettori su queste figure è l'Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica
Radioterapia: AIRO, volontari sono un perno invisibile che umanizza le cure

Ogni giorno, nei reparti di radioterapia, centinaia di volontari affiancano con discrezione i pazienti oncologici che li ascoltano, li accompagnano e li aiutano a orientarsi in un percorso terapeutico spesso faticoso e denso di paure. E lo fanno senza clamore, ma con una presenza costante che diventa, per molti, un punto di riferimento. “La radioterapia è una terapia ad alta tecnologia, ma richiede anche un altissimo tasso di umanità”, dichiara Marco Krengli, presidente dell’Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica (AIRO). “La quotidianità delle sedute rende il rapporto umano essenziale e, insieme al personale del reparto, i volontari in questo sono una risorsa straordinaria”, aggiunge.

“I volontari meritano un riconoscimento nel modello organizzativo della radioterapia”

“Grazie al loro prezioso intervento, rendono meno pesante il percorso e aiutano a creare un clima di fiducia e contribuiscono in modo concreto all’aderenza alle cure”, sottolinea Krengli. “Sono una presenza terapeutica e meritano un riconoscimento esplicito nel modello organizzativo della radioterapia. Il primo atto di cura è l’ascolto e la figura del volontario protegge da solitudine, marginalità e discriminazioni soprattutto per quanti vivono la malattia oncologica”, aggiunge. A differenza di altri trattamenti oncologici, la radioterapia richiede una frequenza quasi quotidiana per diverse settimane. È una terapia efficace, ma che può mettere a dura prova i pazienti sul piano fisico, logistico e psicologico. È qui che i volontari fanno la differenza, offrendo ascolto, orientamento e talvolta anche un aiuto pratico, come l’accompagnamento nei casi di solitudine. Il loro compito non è sostituirsi ai professionisti, ma dare supporto al percorso di cura.

Un ponte di comunicazione tra il paziente e l’equipe clinica

“Molti pazienti arrivano in reparto con timori legati a ciò che ancora non si conosce”, dice Krengli. “Il volontario, pur non essendo una figura sanitaria, ascolta senza giudizio e orienta il paziente a porre le giuste domande agli operatori – conclude – diventando un ponte di comunicazione tra il paziente e l’équipe clinica. Questa vicinanza contribuisce anche a favorire l’aderenza terapeutica, trasformando un percorso complesso in un’esperienza più sostenibile”. La figura del volontario in radioterapia si fonda su una duplice matrice: da un lato l’impegno assistenziale, dall’altro quello formativo e culturale. Il volontario può garantire una presenza regolare e modulata sui bisogni individuali, contribuendo a costruire relazioni di fiducia e favorendo l’aderenza al trattamento.

 

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