Lavoro e Professioni 9 Giugno 2020 14:53

Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva. Bonifacio (ANUPI TNPEE): «Con il parent coaching la distanza fisica non è diventata distanza sociale»

Il presidente ANUPI TNPEE: «Saremo in prima linea quando arriverà il momento di affrontare le conseguenze secondarie dell’emergenza. Nei più piccoli è frequente che ad una prima reazione positiva possano seguire sintomi di malessere tardivi»
di Isabella Faggiano

Storie narrate o illustrate. Ancora, foto, disegni e videoclip. Sono questi alcuni dei mezzi che i terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva (TNPEE) hanno utilizzato per spiegare ai propri piccoli pazienti prima l’interruzione dei percorsi riabilitativi, poi la ripresa nel rispetto di tutte le misure di sicurezza previste nella fase 2 della pandemia da Covid 19. «Abbiamo creato del materiale grafico e audiovisivo che potesse preparare i bambini alla nuova divisa del terapista, costretto all’uso di mascherina, visiera o camice, a seconda dei contesti e delle situazioni», ha spiegato Andrea Bonifacio, presidente dell’ANUPI TNPEE, l’Associazione Nazionale Unitaria Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva Italiani.

Dopo un periodo di sospensione totale delle terapie dal vivo, infatti, anche se con modalità e tempi diversi da regione a regione, i TNPEE hanno ripreso l’attività professionale. «I piccoli pazienti hanno finalmente ricominciato i propri percorsi riabilitativi – dice Bonifacio -, tornando a frequentare setting conosciuti, ma arricchiti da molte caratteristiche nuove, necessarie al contenimento del contagio del virus».

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Allo stesso modo, all’inizio del lockdown il TNPEE, con l’aiuto dei genitori dei pazienti, ha cercato di creare un ambiente casalingo che fosse in connessione con ciò che il bambino aveva già sperimentato all’interno degli studi professionali. «La distanza fisica, grazie all’utilizzo della tele riabilitazione, non si è trasformata in una distanza sociale – continua il presidente dell’ANUPI TNPEE -. Attraverso il parent coaching abbiamo potuto continuare a seguire i bambini anche mentre erano a casa propria. Questo metodo è stato utilizzato con quei pazienti che per fascia di età, profilo di sviluppo o caratteristiche della patologia non erano in grado di gestire un rapporto a distanza in remoto, attraverso uno schermo, da soli. Seguendo una serie di indicazioni date dai professionisti, i genitori hanno potuto riformulare un ambiente di lavoro adeguato alle esigenze del singolo paziente tra le mura domestiche. In molte situazioni il parent coaching ha avuto degli effetti interessanti, tanto che ne stiamo già raccogliendo i risultati attraverso questionari e report realizzati dalle nostre equipe. Ovviamente – aggiunge Bonifacio – va sottolineato che pur essendo uno strumento importante è stato utilizzato in una situazione di emergenza e che, per tanto, non potrà mai sostituire completamente i trattamenti dal vivo».

Ma se da un lato la distanza fisica ha permesso la sperimentare di nuove forme di terapia che potrebbero implementare i metodi già esistenti, dall’altro ha fatto emergere delle criticità associate soprattutto alle differenze sociali. «Non tutte le famiglie hanno a disposizione mezzi informatici, una connessione internet o degli ampi spazi casalinghi che permettano la costruzione di un setting terapeutico. Se durante il lockdown, infatti, molti bambini hanno continuano il proprio percorso riabilitativo a distanza – racconta il presidente dell’ANUPI TNPEE – tanti altri hanno dovuto drasticamente interrompere le terapie. In virtù di ciò, ci stiamo già preparando agli interventi che saranno necessari a quei bambini che non hanno potuto contare su una continuità terapeutica. Ci potranno essere dei nuovi arrivi, oppure situazioni che, durante il periodo della pandemia, sono rimaste statiche o sono addirittura peggiorate».

Così se molti professionisti, nei mesi scorsi, hanno ridotto l’attività professionale è probabile che presto dovranno rimboccarsi le maniche. «Il TNPEE non è stato in prima linea nella prima fase della pandemia – commenta il presidente dell’ANUPI TNPEE – ma lo sarà sicuramente quando arriverà il momento di affrontare le conseguenze secondarie dell’emergenza. Sarà una figura necessaria anche nei contesti di prevenzione ed educazione dove è probabile che ci sarà bisogno di specialisti in grado di individuare il modo in cui molti bambini hanno realmente reagito a tutta questa situazione. Nei più piccoli, infatti, è frequente che ad una prima reazione positiva – conclude Bonifacio – possano seguire sintomi tardivi di malessere».

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