Prevenzione 6 Maggio 2025 10:03

Infezioni correlate all’assistenza, nelle case di cura le contrae una persona su tre

In Italia la percentuale sale al 5,6%. I numeri sono frutto di uno studio pubblicato dall'Ecdc su 1.662 strutture residenziali in 18 Paesi europei
Infezioni correlate all’assistenza, nelle case di cura le contrae una persona su tre

Circa una persona su tre che si trova in una casa di cura, centro riabilitativo o per le cure palliative e residenze per anziani, ha contratto almeno un’infezione. Ma questo è ‘solo’  il dato medio europeo: in Italia la percentuale sale al 5,6%. I numeri sono frutto di uno studio  pubblicato dallo European Centre for Disease Prevention and  Control (Ecdc), condotto tra il 2023 e il 2024. La ricerca ha coinvolto 1.662 strutture residenziali di vario tipo in 18 Paesi europei. In Germania è stata riscontrata la percentuale più bassa, ovvero lo 0,9%, mentre in Portogallo la più alta, il 6,4%.

Le infezioni più diffuse

“Mentre alcune infezioni correlate all’assistenza possono essere trattate facilmente, altre possono avere un impatto significativo sulla salute delle persone colpite”, si legge nel Documento. “L’indagine evidenzia gravi lacune nelle misure di prevenzione e controllo delle infezioni, nonché nella gestione antimicrobica, nelle strutture che si prendono cura di alcuni dei cittadini più vulnerabili d’Europa: gli anziani”. Le infezioni più frequenti segnalate sono state quelle del tratto urinario, seguite dalle respiratorie e da quelle cutanee. Tra le infezioni confermate, Escherichia coli è stato il microrganismo identificato più frequentemente, seguito da Sars-Cov2, Klebsiella pneumoniae e Staphylococcus aureus. Tuttavia, solo un’infezione correlata all’assistenza sanitaria su cinque è stata confermata microbiologicamente, sollevando preoccupazioni circa la sottodiagnosi e il trattamento in assenza di prove definitive.

Il commento degli esperti

“Questa indagine mostra che abbiamo bisogno di proteggere meglio gli ospiti delle strutture di lungodegenza con strategie evidence-based, migliorare la sorveglianza e impegnarsi in maniera decisa per un vero cambiamento”, commenta Piotr Kramarz, chief scientist dell’Ecdc. L’indagine, infatti, ha esaminato il livello di preparazione delle strutture in tema di prevenzione delle infezioni, valutando anche quanto l’uso di antibiotici fosse prudente. È risultato che una su cinque non disponeva di personale formato per il controllo delle infezioni e meno del 50% aveva un comitato per l’Ipc, e quasi il 40% era privo di elementi di un programma di gestione degli antimicrobici. Inoltre, meno di una struttura su dieci offriva formazione su pratiche corrette di prescrizione antibiotica.

Cosa fare

L’Ecdc offre, infine, anche dei suggerimenti rivolti alle autorità sanitarie nazionali ed ai responsabili delle strutture a lunga degenza. Formazione del personale, maggiori investimenti economici, più sorveglianza e promozione di linee guida chiare sono tra i principali consigli elencati dagli esperti che hanno redatto il documento. Infine, prediligere l’uso di disinfettanti a base alcolica come metodo principale per l’igiene delle mani e migliorare le pratiche di prescrizione degli antibiotici, promuovendone un uso responsabile.

 

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