Salute 3 Settembre 2025 10:25

Parkinson o tremore essenziale? La risposta è nella serotonina

Scoperto un equilibrio chimico che a apre la strada a diagnosi più precise e interventi clinici personalizzati, evidenziando il ruolo fino ad oggi trascurato della serotonina nella malattia
Parkinson o tremore essenziale? La risposta è nella serotonina

C’è un filo sottilissimo, ma invisibile, che attraversa i nostri pensieri: è il delicato equilibrio tra dopamina e serotonina, due messaggeri chimici fondamentali del cervello. Secondo la nuova ricerca, condotta al Fralin Biomedical Research Institute e al Virginia Tech College of Science e pubblicata su Nature, questa relazione neurochimica traccerebbe un confine netto tra Parkinson e tremore essenziale, due disturbi del movimento simili nei sintomi ma profondamente diversi per origine e progressione. Durante interventi di stimolazione cerebrale profonda, i ricercatori hanno osservato in tempo reale le fluttuazioni di dopamina e serotonina nel caudato dello striato, una regione coinvolta nel processo decisionale e nell’elaborazione della ricompensa. Ai pazienti è stato chiesto di partecipare a un gioco basato su offerte giuste o ingiuste, una simulazione capace di evocare sorpresa, valutazione sociale e processi decisionali complessi.

Tremore essenziale e Parkinson: segnali opposti

I risultati hanno rivelato una differenza netta. Nel tremore essenziale, le violazioni delle aspettative generavano una sorta di oscillazione compensatoria: quando la dopamina saliva, la serotonina calava. Nei pazienti con Parkinson, invece, questa dinamica chimica era assente. Non si trattava solo della perdita della dopamina, come previsto dalle teorie classiche: a segnare la differenza era la serotonina, che non modulava più le risposte cerebrali. A scomparire non era un singolo segnale, ma la relazione stessa tra i due neurotrasmettitori.

Verso diagnosi e terapie più mirate

La firma neurochimica individuata potrebbe diventare uno strumento utile per migliorare la diagnosi, personalizzare i trattamenti e affinare gli interventi di stimolazione cerebrale profonda. Lo studio si è basato su dati raccolti nel 2017-2018, ora analizzati con tecniche più sofisticate e modelli computazionali di apprendimento per rinforzo capaci di evidenziare schemi invisibili in precedenza. Questa ricerca non riguarda, dunque, solo la chimica del cervello. Mostra come emozioni, decisioni e aspettative abbiano una traccia biologica concreta, modificabile dalla malattia.

 

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