“Il nostro mondo è diseguale. Il luogo in cui nasciamo, cresciamo, viviamo, lavoriamo e invecchiamo influenza la nostra salute e il nostro benessere”. Sono queste le parole scelte dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, per introdurre il rapporto sui determinanti sociali della salute, il World report on social determinants of health equity. Il documento mostra come le differenze sociali continuino ad essere uno dei principali motori delle diseguaglianze di salute nel mondo arrivando “a ridurre l’aspettativa di vita di decenni”. Le differenze sociali impattano sulla salute più delle caratteristiche genetiche.
Tra coloro che nascono e crescono nei Paesi con la più bassa aspettativa di vita e chi vive nei Paesi con quella più alta c’è una differenza di ben 33 anni. Ma non è tutto: i bambini nati nei Paesi più poveri hanno 13 volte più probabilità di morire prima dei cinque anni, rispetto a quelli nati nei Paesi ricchi. Ancora: il 94% delle morti materne avvengono nei Paesi a basso e medio reddito. Le cause profonde della cattiva salute non risiedono, dunque, solo nel sistema sanitario, ma affondano le radici in fattori sociali come povertà, disuguaglianze educative, mancanza di lavoro dignitoso, abitazioni precarie e discriminazioni. Ben 3,8 miliardi di persone nel mondo non hanno alcuna copertura di protezione sociale, con impatti diretti e duraturi sulla salute.
Enormi differenze sono state evidenziate anche tra cittadini che risiedono nella stesso Paese: negli Stati Uniti, ad esempio, il tasso di mortalità materna per le donne nere non ispaniche è quasi tre volte superiore a quello delle donne bianche non ispaniche. Una differenza analoga si riscontra nel Regno Unito tra le donne appartenenti a minoranze etniche nere rispetto a quelle bianche. Ma non è solo l’etnia a fare la differenza, pesa molto anche il reddito: tra chi è più povero la mortalità arriva anche a raddoppiare. “I determinanti sociali della salute sono plasmati dalle scelte politiche, dai valori sociali e dai sistemi che creiamo e sosteniamo. Pertanto, nonostante le attuali disuguaglianze e iniquità, un cambiamento in meglio è possibile”, conclude Tedros.
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