Può succedere durante una partita di paddle, una corsa o persino scendendo le scale: un movimento brusco, una torsione e il ginocchio non risponde più. È il menisco, quel traditore, piccolo ma fondamentale “cuscinetto” naturale del ginocchio che serve ad ammortizzare e stabilizzare l’articolazione, che può lesionarsi all’improvviso e trasformare un gesto banale in un dolore invalidante. Le rotture meniscali sono tra le patologie ortopediche più frequenti: ogni anno in Italia si registrano circa 100.000 interventi chirurgici, secondo i dati della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, e vengono eseguiti solitamente in artroscopia, una tecnica mininvasiva che riduce il dolore post-operatorio e accelera i tempi di recupero.
Dolore al ginocchio localizzato all’interno o all’esterno a seconda del menisco coinvolto, gonfiore, rigidità, difficoltà nei movimenti, fino alla sensazione di “scatto” o “blocco” e, in alcuni casi, una sensazione di instabilità o cedimento sotto il peso del corpo, sono i campanelli d’allarme più comuni. “In presenza di questi sintomi – spiega Rocco Papalia, vice presidente SIOT, rettore designato dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e Direttore della UOC di Ortopedia e Traumatologia della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma – è fondamentale una visita specialistica perché una diagnosi precoce evita complicazioni e peggioramenti. La scelta del trattamento dipende da diversi fattori: tipo e gravità della lesione, età del paziente, attività fisica e risposta alle terapie conservative. In molti casi il menisco può essere curato con fisioterapia e riposo; quando invece il dolore persiste o compaiono blocchi articolari, l’intervento chirurgico diventa la soluzione più indicata”.
Sebbene le lesioni meniscali non abbiano età, colpiscono più frequentemente gli uomini tra i 20 e i 40 anni, spesso a causa di traumi legati all’attività sportiva, mentre nelle donne sopra i 50 anni prevalgono le lesioni degenerative legate ad invecchiamento e usura articolare. Le cause cambiano a seconda della fase della vita: se nei giovani sportivi derivano spesso da traumi improvvisi, come torsioni o movimenti bruschi, negli adulti attivi (30-50 anni) possono essere causate da un mix di traumi e usura progressiva; negli anziani, invece, il menisco si indebolisce naturalmente con l’invecchiamento e può rompersi anche con gesti quotidiani, spesso in presenza di artrosi.
“Oggi l’artroscopia rappresenta lo standard per trattare le lesioni meniscali – sottolinea Pietro Simone Randelli, presidente della SIOT, ordinario di Ortopedia dell’Università degli Studi di Milano e direttore della Clinica Ortopedica dell’Istituto Gaetano Pini – perché è minimamente invasivo e offre molti vantaggi rispetto alle tecniche tradizionali a ‘cielo aperto’. Innanzitutto, grazie a piccoli tagli e ad una telecamera inserita nel ginocchio, il chirurgo può vedere bene l’interno dell’articolazione e intervenire con precisione. Questo si traduce in meno dolore post-operatorio, minor rischio di infezioni e una guarigione più veloce. Inoltre, la riabilitazione è più breve e spesso il paziente può tornare alle sue attività quotidiane o sportive in tempi più rapidi. Infine, l’artroscopia permette di preservare il più possibile il tessuto sano del menisco, migliorando la funzionalità futura del ginocchio”.
Dopo un intervento in artroscopia al menisco, il recupero varia a seconda del tipo di lesione e dell’intervento effettuato, ma generalmente si torna alle attività leggere entro 1-2 settimane, mentre per lo sport o sforzi più intensi servono 4-6 settimane o più. Nei primi giorni è importante riposare, gestire il dolore con ghiaccio e farmaci, e iniziare la fisioterapia per recuperare mobilità e forza senza sovraccaricare il ginocchio. Progressivamente si aumenta il carico e l’attività, sempre sotto controllo medico, fino al ritorno completo allo sport o alle attività impegnative. Seguendo questi passaggi con attenzione si favorisce una guarigione efficace e si riduce il rischio di problemi futuri.
Il trapianto di menisco e le tecniche rigenerative rappresentano delle soluzioni innovative e promettenti: “Tuttavia oggi sono ancora relativamente specialistiche e non di routine”, precisa Papalia. “Il trapianto di menisco viene preso in considerazione soprattutto per pazienti giovani con una grave perdita del menisco, che hanno dolore persistente e problemi funzionali, ma non hanno ancora sviluppato un’artrosi avanzata. È una procedura complessa che richiede una valutazione molto attenta e centri specializzati”. Le tecniche rigenerative, come l’uso di cellule staminali o di materiali biologici per favorire la guarigione del menisco, sono ancora in fase di studio e sperimentazione, ma mostrano buone potenzialità per migliorare la riparazione nei casi selezionati. In sintesi, queste opzioni sono concrete per alcuni pazienti selezionati, soprattutto giovani e attivi con menischi gravemente danneggiati, ma al momento non sono ancora ampiamente diffuse come le terapie tradizionali.
Rinforzare i muscoli intorno al ginocchio, mantenere un peso adeguato, usare calzature idonee e correggere i movimenti nello sport sono le strategie più efficaci per ridurre il rischio di lesioni meniscali. Nei soggetti più anziani o con segni di usura, è utile mantenere un peso corporeo nella norma per ridurre il carico sulle articolazioni. “Ascoltare i segnali del proprio corpo e intervenire precocemente – conclude Randelli – è il modo migliore per proteggere il menisco e preservare la salute del ginocchio nel tempo”.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato