L’estate è tempo di vacanze, di viaggi esotici, ma anche di attenzione a pericoli spesso sottovalutati. Tra questi, i morsi di serpente: un rischio raro nei paesi europei, ma non in molte destinazioni extraeuropee. Ogni anno, infatti, i morsi di serpente causano oltre 100mila morti nel mondo. Le specie di serpenti esistenti sono circa 3mila, ma solo il 15% è realmente pericoloso per l’uomo. A fare la differenza è il tipo di veleno, che in alcuni casi può contenere componenti neurotossici in grado di bloccare la trasmissione neuromuscolare e provocare paralisi respiratoria. Proprio per questo l’Azienda ospedaliera universitaria di Ferrara ha realizzato un approfondimento, diffuso sui canali social, in collaborazione con Mario Pantaleoni, direttore facente funzioni dell’Unità operativa di Malattie infettive. Un vademecum utile per chi parte, soprattutto verso aree tropicali e subtropicali.
Il morso, anche quando non è letale, può essere molto doloroso e spaventare. In genere, entro 30-60 minuti compaiono eritema ed edema (gonfiore) nella sede del morso. Se fuoriescono gocce di liquido dalla ferita, è probabile che ci sia stato avvelenamento. L’edema può estendersi rapidamente, interessando l’intero arto colpito. Entro poche ore, può comparire anche livido o ecchimosi, segni tipici soprattutto nei morsi dei serpenti a sonagli. Nella zona possono comparire vescicole piene di siero o sangue, e nei casi più gravi anche necrosi. I sintomi sistemici comprendono nausea, vomito, diarrea, sudorazione profusa, difficoltà respiratorie, confusione, ipotensione, shock e, in alcuni casi, alterazioni neurologiche gravi come depressione respiratoria o paralisi muscolare. Alcuni pazienti riferiscono anche un sapore metallico, gommoso o mentolato in bocca, considerato un campanello d’allarme precoce nei morsi da crotalidi (come il serpente a sonagli).
Riconoscere la specie che ha morso è utile per indirizzare la diagnosi, ma non sempre il paziente è in grado di identificarla. In generale, le vipere si distinguono per:
testa triangolare a punta di freccia;
pupille ellittiche;
presenza di fossette termiche tra occhi e naso.
I serpenti corallo, invece, hanno:
pupille rotonde;
muso nero;
bande rosse, gialle e nere alternate.
I serpenti a sonagli possono lasciare uno o due segni evidenti dei denti, mentre i serpenti non velenosi lasciano impronte più superficiali e numerose. La gravità dell’avvelenamento dipende da molti fattori: specie del serpente, quantità di veleno inoculato, sede e profondità del morso, ma anche tempo di intervento, età e condizioni cliniche del paziente.
Il trattamento deve iniziare subito, anche prima dell’arrivo in ospedale. Il paziente deve:
restare calmo e fermo;
essere trasportato rapidamente alla struttura sanitaria più vicina;
immobilizzare l’arto colpito, senza usare lacci emostatici o fasciature costrittive;
mantenere la zona a livello del cuore;
rimuovere anelli, orologi o abiti stretti.
Le fasciature troppo strette, contrariamente a quanto si pensava in passato, possono peggiorare la situazione, causando ischemie e necrosi.
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