Salute 18 Marzo 2025 11:47

Melanoma: “Un mix di nove batteri ‘candidato’ a migliorare l’immunoterapia”

I batteri, individuati sia in persone sane che nei pazienti oncologici che rispondono all’immunoterapia, potrebbero indurre il microbioma ad attivare i linfociti T citotossici e le cellule Natural Killer
di I.F.
Melanoma: “Un mix di nove batteri ‘candidato’ a migliorare l’immunoterapia”

Un mix di nove batteri intestinali, selezionati tra le oltre mille specie del microbioma, potrebbe migliorare l’efficacia dell’immunoterapia contro il melanoma avanzato resistente. Lo verificherà Melody-1, studio internazionale che coinvolgerà decine di pazienti provenienti da 18 centri  tra Regno Unito, Francia, Spagna e Italia. Il primo paziente a ricevere il nuovo trattamento è in cura presso l’Istituto Nazionale Tumori IRCCS “Fondazione G. Pascale” di Napoli, uno dei centri coinvolti nello studio Melody-1 sotto la guida di Paolo A. Ascierto, presidente di SCITO e della Fondazione Melanoma. A fare il punto su questa nuova linea di ricerca sono stati gli esperti recentemente riuniti a Napoli, proprio in occasione del meeting annuale di SCITO, con l’obiettivo di fare il punto sulle ultime novità nell’immuno-oncologia. Tra queste una nuova linea di ricerca che punta a utilizzare il microbiota intestinale per offrire ai pazienti con melanoma metastatico, che non rispondono all’immunoterapia, una nuova opzione terapeutica.

Il ruolo del microbiota intestinale

“Negli ultimi anni è diventato sempre più chiaro che il microbiota intestinale, oltre a svolgere un ruolo cruciale nella digestione del cibo e nella protezione dalle infezioni, interagisce anche in maniera stretta con il sistema immunitario – spiega Paolo A. Ascierto, che dirige anche l’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale –. Studi precedenti hanno portato all’individuazione, in persone sane e in pazienti oncologici che rispondono all’immunoterapia, di nove batteri intestinali specifici che, uniti insieme, hanno portato alla creazione di un nuovo ‘prodotto bioterapeutico vivo’, ribattezzato MB097, che verrà appunto testato nello studio clinico di Fase I, Melody-1”.

Modalità di somministrazione della terapia in sperimentazione

In particolare, MB097 verrà somministrato una volta al giorno per via orale in combinazione con il  pembrolizumab, un farmaco che rientra nella categoria degli “inibitori dei checkpoint immunitari”, farmaci mirati a eliminare i “freni” che impediscono al nostro sistema immunitario di attaccare il tumore. “Nello studio Melody-1 tutti i pazienti riceveranno MB097 e pembrolizumab per un massimo di sei mesi – continua Ascierto–. Prima di iniziare la terapia, metà dei pazienti riceverà anche la vancomicina, un antibiotico noto per ridurre la flora batterica intestinale, che ci permetterà di capire se può favorire l’attecchimento e la crescita dei ceppi batterici. Alla fine dei primi sei mesi i pazienti che trarranno beneficio dal trattamento potranno continuare a ricevere il pembrolizumab per altri 18 mesi, quindi circa 24 in totale”.

Misurare l’efficacia del trattamento oncologico standard

Oltre a valutare la sicurezza e la tollerabilità della nuova terapia, la sperimentazione permetterà anche di misurare l’efficacia del trattamento oncologico standard, l’attecchimento dei ceppi e i cambiamenti nei diversi biomarcatori immunitari. “Ci sono solide evidenze secondo le quali MB097 può indurre il microbioma ad aumentare la risposta dei pazienti agli inibitori dei checkpoint immunitari – aggiunge Margaret Ottaviano, dirigente medico all’Unità Melanoma Immunoterapia e Terapie innovative, sempre del Pascale, presidente di SCITO Young e organizzatrice del meeting –. Studi preclinici hanno dimostrato che MB097 è in grado di attivare i linfociti T citotossici e le cellule Natural Killer, i ‘soldati’ del nostro sistema immunitario, affinché siano in grado di attaccare e uccidere le cellule tumorali. Inoltre, la ricerca ha indicato che i 9 batteri di MB097, oltre ad attivare la risposta immunitaria, favoriscono la produzione di metaboliti che agiscono direttamente nel sito del tumore”.
Se lo studio porterà ai risultati sperati potremmo trovarci dinanzi a un cambio di paradigma per i pazienti con melanoma avanzato. “Dato che attualmente oltre la metà dei pazienti con melanoma trattati con l’immunoterapia non risponde o recidiva, la nostra speranza è che l’aggiunta di una terapia di precisione mirata sul microbioma possa migliorare le chances di cura anche per questi pazienti”, conclude Ascierto.

 

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