Salute 22 Aprile 2014 13:37

Le App mediche “fanno bene” ma ora bisogna certificarlo

Migliorano la qualità, velocizzano le operazioni e, secondo la Ue, farebbero risparmiare 99 miliardi
Le App mediche “fanno bene” ma ora bisogna certificarlo

Con lo sviluppo delle nuove tecnologie applicate in campo sanitario si potrebbero risparmiare 99 miliardi di euro. Il dato emerge da una indagine avviata dall’Unione europea e fa leva su un mercato in prepotente ascesa.

A Bruxelles è stata anche avviata una consultazione per sollecitare  proposte su come migliorare salute e benessere grazie all’uso di applicazioni installate su telefoni cellulari, tablet, dispositivi per il monitoraggio dei pazienti e altri apparecchi wireless.

Entro il 2017 saranno 3,4 miliardi le persone in possesso di uno smartphone e la metà di loro utilizzerà App di sanità mobile. Sono  già disponibili quasi 100mila app di mHealth sulle diverse piattaforme, quali iTunes, Google Play, Windows Marketplace e BlackBerry World. Le 20 App gratuite più diffuse per lo sport, la forma e la salute sono già installate su 231 milioni di dispositivi in tutto il mondo.

Neelie Kroes, vicepresidente e Commissaria responsabile per l’Agenda digitale della Ue, sottolinea le “opportunità da sogno per il fiorente comparto economico delle App e per gli imprenditori in questo campo” mentre Tonio Borg,  Commissario europeo per la Salute,  pone l’attenzione sulle “forti potenzialità e su come si possa snellire il lavoro degli operatori sanitari” individuando poi nelle soluzioni offerte dalla sanità “la strada da percorrere per arrivare a sistemi sanitari più moderni, più efficienti e più sostenibili.”

Resta però il nodo della sicurezza e dell’affidabilità. L’Unione europea  punta a creare un clima di fiducia tra i professionisti della salute ed i pazienti, con l’obiettivo di fare un uso efficace dei servizi della sanità mobile. L’impressione è che serva qualcosa di più. Nonostante le linee guida della Food and Drug Administration (Fda) per la regolamentazione delle App sanitarie, la stragrande maggioranza di quelle usate come dispositivi medici oppure come accessori per device è rimasta esclusa da queste norme. Lo hanno fatto notare esperti del Brigham and Women’s Hospital e il Payer+Provider Syndicate, richiedendo un’analisi di tutte le applicazioni mediche e la certificazione delle organizzazioni valutanti. Indispensabili dunque criteri di certificazione più rigorosi e imparziali.

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