Si vivere sempre più a lungo, ma con il passare degli anni ci si ritrova ad essere sempre più soli. Secondo gli ultimi dati della sorveglianza Passi d’Argento dell’Istituto Superiore di Sanità, il 14% degli over 65 vive in una condizione di isolamento sociale, senza alcun tipo di contatto con altre persone nell’arco di una settimana. All’opposto, solo il 29% rappresenta una risorsa attiva per la propria famiglia o per la collettività, impegnandosi in attività di cura o volontariato.
L’isolamento sociale, spiegano gli esperti dell’ISS, non è solo una condizione emotiva: può compromettere la qualità della vita, limitare le relazioni e rendere più difficile affrontare le attività quotidiane o soddisfare bisogni essenziali. La sorveglianza Passi d’Argento stima il rischio di isolamento tenendo conto di due fattori: la partecipazione a luoghi di incontro – come centri anziani, parrocchie o circoli – e la frequenza di contatti sociali, anche semplici conversazioni con amici o vicini. Chi non svolge nessuna di queste attività in una settimana viene considerato a rischio. Nel biennio 2023-2024, il 73% degli anziani ha dichiarato di non frequentare alcun punto di aggregazione, mentre il 15% non ha avuto contatti neppure telefonici con altre persone. Nel complesso, il 14% degli intervistati vive quindi una condizione di isolamento. La solitudine colpisce in modo trasversale, ma con differenze marcate: è più frequente tra gli ultra 85enni (32%), tra chi ha un basso livello di istruzione (23%) e tra le persone con difficoltà economiche (27%). Anche la geografia conta: il rischio è più alto nel Sud Italia (19%) rispetto al Centro (11%) e al Nord (10%).
Negli ultimi anni la quota di over 65 isolati è in leggera ma costante diminuzione, passando dal 21% nel 2016 al 13% nel 2024. Tuttavia, questa riduzione non corrisponde a un aumento della partecipazione sociale. A diminuire, infatti, non è tanto la solitudine quanto la sua forma più estrema: sempre più anziani mantengono contatti con gli altri a distanza, grazie al telefono o ai nuovi strumenti digitali, ma la partecipazione a eventi e attività collettive resta bassa e stabile nel tempo.
La seconda faccia del rapporto tra anziani e società è quella della partecipazione attiva. Dai dati del 2023-2024 emerge che meno di un terzo degli over 65 italiani (29%) contribuisce in modo concreto alla vita familiare o comunitaria: il 17% si prende cura di parenti conviventi, il 15% offre aiuto a familiari o amici che vivono altrove e il 6% partecipa ad attività di volontariato. Anche in questo caso le differenze sono nette: le donne si rivelano più presenti e solidali (32% contro 25% degli uomini), ma la disponibilità a “essere risorsa” si riduce con l’età (dal 36% dei 65-74enni al 14% degli ultra 85enni). A pesare, ancora una volta, sono istruzione e condizioni economiche: solo il 21% degli anziani con titolo di studio basso offre sostegno agli altri, contro il 38% dei laureati; 24% fra chi ha difficoltà economiche, 32% fra chi non ne ha. Anche in questo caso, il Sud Italia registra valori inferiori rispetto al resto del Paese.
Appena il 23% degli over 65 partecipa a eventi sociali: gite, corsi, soggiorni o attività culturali. In particolare, il 19% dichiara di aver preso parte a viaggi organizzati e solo il 5% ha frequentato corsi di formazione – tra lingue, cucina, informatica o università della terza età. La partecipazione cala con l’età e con il livello di istruzione: solo l’8% degli ultra 85enni e il 10% di chi ha la licenza elementare prende parte a queste attività, contro il 38% dei laureati. Le difficoltà economiche rappresentano un altro ostacolo: il tasso di partecipazione scende dal 26% al 13% tra chi vive situazioni di disagio. L’impatto della pandemia, sottolinea il rapporto, è ancora visibile: nonostante i progressi, non si è tornati ai livelli pre-Covid, quando la socialità e il volontariato erano più diffusi.
Dietro i numeri, si intravede un’Italia che invecchia ma non sempre riesce a valorizzare l’età anziana come fase attiva e relazionale della vita. Ridurre l’isolamento, favorire la partecipazione e promuovere il volontariato non sono solo obiettivi di benessere individuale, ma strategie di salute pubblica. Perché, come ricorda il programma Passi d’Argento, una comunità che sostiene i suoi anziani è anche una comunità che protegge se stessa.
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