Salute 2 Ottobre 2025 15:35

Influenza 2025-26: cosa aspettarsi e come proteggersi

La stagione influenzale 2025-26 si prevede nella media rispetto agli ultimi anni, senza particolari ondate severe. Il professor Marco Falcone fa il punto su tempistiche, gravità, gruppi a rischio e strategie preventive
Influenza 2025-26: cosa aspettarsi e come proteggersi

La prossima stagione influenzale non dovrebbe riservare brutte sorprese. A dirlo, in un’intervista a Sanità Informazione, è Marco Falcone, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università di Pisa e membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), che invita alla prudenza, ma rassicura: “I dati che arrivano dall’Australia – Paese che, per ragioni stagionali, fa da ‘apripista’ alla circolazione del virus – raccontano un’influenza nella norma, con numeri sovrapponibili agli anni passati. Uno scenario molto diverso rispetto a quello del 2022-23, quando si registrarono più casi gravi e ricoveri. Allora, a rendere la popolazione più vulnerabile era stato l’effetto collaterale della pandemia: due anni di mascherine e distanziamento avevano infatti ridotto l’esposizione naturale al virus, lasciando il sistema immunitario meno allenato a riconoscerlo”. Quest’anno, invece, non emergono segnali di un’influenza particolarmente aggressiva. “Sulla carta – aggiunge Falcone – ci aspettiamo una stagione simile a quella dello scorso anno. La popolazione ha già un certo grado di immunizzazione e non ci sono elementi che facciano prevedere un’epidemia eccezionalmente severa”.

Tempistiche della stagione influenzale

L’inizio della circolazione virale in Italia è generalmente atteso tra novembre e dicembre, con una possibile prosecuzione dei casi fino a gennaio. “Tuttavia – come sottolinea Falcone – il periodo preciso varia di anno in anno. Test molecolari effettuati nei laboratori hanno già rilevato sporadici casi, indice di una circolazione minima, ma il vero aumento della diffusione è atteso nelle prossime quattro-sei settimane. La curva epidemica, come ogni anno, segue il classico andamento del tardo autunno e dell’inizio inverno”. Le caratteristiche dell’infezione restano quelle tradizionali: “Sintomi delle alte vie respiratorie come rinite, tosse e raffreddore, associati a febbre e dolori muscolari – sottolinea il professore -. Complicanze più gravi, come la polmonite influenzale, colpiscono solo una minoranza di casi, soprattutto tra le persone fragili”.

Vaccinazione: indicazioni e tempistiche

Il vaccino antinfluenzale non è obbligatorio, ma è fortemente raccomandato per le persone più a rischio di complicanze. “Tra queste rientrano gli over 65, i pazienti con malattie croniche respiratorie, cardiache, neurologiche o renali, i pazienti diabetici, quelli immunodepressi per terapie oncologiche o trapianti e tutti coloro che presentano condizioni di base che possono peggiorare con l’infezione – spiega il professore -. Il vaccino riduce notevolmente la probabilità di sviluppare una forma grave di influenza e nei casi in cui l’infezione si verifica, spesso la malattia si manifesta in forma lieve, simile a un banale raffreddore, evitando complicanze come la polmonite batterica”. Vaccinarsi tempestivamente è fondamentale: servono due-tre settimane perché il sistema immunitario produca anticorpi sufficienti, coprendo così la fase di maggiore diffusione del virus. Attendere troppo, verso novembre o dicembre, significa ridurre l’efficacia della vaccinazione.

Strategie preventive e comportamenti quotidiani

Oltre alla vaccinazione, le persone a rischio dovrebbero adottare alcune precauzioni: “Evitare ambienti affollati, ridurre la frequenza di luoghi chiusi e utilizzare la mascherina in presenza di soggetti fragili. Fondamentale è anche il comportamento di chi sviluppa sintomi influenzali: restare a casa, evitare contatti con anziani e malati e, se possibile, limitare le interazioni con la comunità. Chi è giovane e in buona salute di solito sviluppa forme lievi, ma può rappresentare un veicolo di trasmissione per i soggetti più vulnerabili”, consiglia lo specialista.

Vaccinazioni combinate e tamponi

Per chi appartiene alle fasce fragili, Falcone raccomanda un approccio integrato: “Vaccinazione antinfluenzale, vaccino antipneumococcico e, quando indicato, vaccinazione anti-Covid. Le tre vaccinazioni possono essere somministrate contemporaneamente senza problemi, in quanto le persone hanno già una memoria immunitaria dai cicli precedenti”. Il tampone, invece, ha un ruolo importante nella prevenzione della trasmissione: “Conoscere il virus presente permette di adottare comportamenti adeguati, come indossare la mascherina o limitare i contatti con soggetti fragili. Per le persone sane, il tampone non è necessario a fini diagnostici personali, ma può essere utile per proteggere chi è più vulnerabile”, dice l’infettivologo.

Altri virus e sovrainfezioni

Falcone sottolinea che l’influenza può coesistere con altre infezioni respiratorie come il Covid-19 o il virus respiratorio sinciziale, il quale può causare malattie gravi anche negli adulti. Inoltre, le sovrainfezioni batteriche, in particolare la polmonite da pneumococco, possono complicare il decorso dell’influenza nei pazienti fragili, rafforzando l’importanza di una vaccinazione integrata. Nonostante le previsioni favorevoli, l’influenza resta una malattia seria. Ogni anno, secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità, può causare fino a diecimila decessi in Italia, con un impatto significativo anche sulle strutture sanitarie. La combinazione di vaccinazione, buone pratiche igieniche e attenzione ai soggetti più fragili costituisce la strategia migliore per affrontare la stagione 2025-26 in sicurezza. Falcone ribadisce che, nonostante non vi siano segnali di un aumento della gravità rispetto agli anni precedenti, “l’attenzione non deve mai calare, soprattutto per le categorie più a rischio. L’obiettivo resta proteggere i pazienti fragili, ridurre le complicanze e limitare la diffusione dell’infezione nella comunità”, conclude l’infettivologo.

 

 

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