Sanità 3 Ottobre 2025 12:56

In Italia 275 centri di emodinamica in rete contro crisi globali

Aggiornati i piani di emergenza “Resil Card” per affrontare crisi su larga scala, come guerre e pandemie. Se ne parla al congresso della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE)
In Italia 275 centri di emodinamica in rete contro crisi globali

Anche l’Italia, con i suoi 275 centri di emodinamica italiani che fanno parte del progetto europeo RESIL‑Card, ha avviato un percorso ufficiale europeo per costruire una strategia nazionale di tenuta del sistema sanitario, aggiornando i piani di emergenza anche in vista di scenari bellici che minacciano l’Europa e della possibilità di nuove crisi o pandemie. Un progetto già pronto che la Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE) mette a disposizione del Tavolo tecnico istituito dal ministero della Salute lo scorso aprile, che riunisce rappresentanti del Governo, della Sanità e della Difesa.

Uno strumento già in fase pilota negli ospedali italiani

Il gruppo, composto da una decina di esperti, si è già riunito due volte – a giugno e a inizio settembre – con l’obiettivo di definire ruoli, responsabilità e strumenti operativi per rispondere a crisi complesse, come pandemie, attacchi CRBN o interventi legati al Patto Atlantico. Nato in ambito cardiologico con il supporto dell’Unione Europea (programma EU4Health), e promosso dal consorzio We CARE con il GISE, il progetto Resil Card mette a disposizione degli ospedali uno strumento operativo per verificare la tenuta dei percorsi salvavita e predisporre azioni correttive, prima che sia troppo tardi. “Nel momento in cui il Ministero istituisce un Tavolo interministeriale sulla tenuta del sistema, RESIL-Card è già pronto”, sottolinea Francesco Saia, presidente GISE. “Non è un’ipotesi progettuale, ma uno strumento reale, sviluppato insieme a clinici e pazienti, già in fase pilota negli ospedali italiani”, aggiunge.

L’obiettivo è garantire la continuità delle cure nelle crisi

Il toolkit consente una valutazione completa e partecipata, grazie a una mappatura dei percorsi di cura e delle fragilità organizzative, il coinvolgimento di medici, infermieri e pazienti, una misurazione della capacità operativa in condizioni critiche e una serie di raccomandazioni concrete da adottare in ciascuna struttura. “Crediamo che possa diventare uno standard nazionale“, dice Alfredo Marchese, presidente eletto GISE. “GISE e Fondazione GISE ETS sono pronti a proporlo come modello tecnico da integrare nella strategia del Ministero”, aggiunge. Nei prossimi mesi, GISE avvierà un programma di formazione e sensibilizzazione, in collaborazione con Cittadinanzattiva, per facilitare l’adozione del modello su larga scala. Obiettivo: garantire la continuità delle cure, la sicurezza dei pazienti e la capacità di risposta del sistema sanitario, anche nei momenti più difficili.

 

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